L’aumento della luminosità del cielo urbano è responsabile della scomparsa della Via Lattea dai nostri cieli notturni. L’impatto dell’inquinamento luminoso, però, non si riduce a un aspetto meramente sentimentale, ma ha anche conseguenze più profonde, soprattutto per gli studiosi di astronomia.
Per gli astronomi professionisti, la crescente distanza dei siti di osservazione primari in cui sono alloggiati i telescopi – che vanno individuati ben lontani sia da fonti di inquinamento atmosferico che dal bagliore del cielo urbano per garantire un numero elevato di notti “buone” – diventa più problematica, in quanto i costi economici e ambientali dell’uso dell’energia continuano ad aumentare.
Gli astronomi dilettanti, nel frattempo, devono cercare e trovare punti di osservazione primari sfuggiti allo sviluppo commerciale e residenziale e devono viaggiare più a lungo da casa per avere una visione chiara dei cieli. Sempre più, le attrezzature più importanti necessarie per godersi le meraviglie del cielo notturno sono un’automobile con un serbatoio pieno di carburante e una mappa.
Tuttavia, gli effetti negativi dell’inquinamento luminoso si estendono ben oltre l’astronomia, e riguardano la salute degli esseri viventi. Recenti ricerche, infatti, suggeriscono che di notte la presenza di luce possa interferire con i normali “ritmi circadiani”, il ciclo giorno-notte di 24 ore che gli esseri umani hanno usato per migliaia di anni per mantenere la propria salute e regolare le loro attività.
Anche la fauna selvatica è danneggiata dalla inutile schiarimento della notte. Dalle tartarughe di mare appena covate agli uccelli migratori, ai pesci, alle rane, alle salamandre e alle lucciole: l’illuminazione artificiale di notte distrugge i cicli delle creature notturne in modi potenzialmente devastanti.
Sebbene le ricerche a riguardo siano ancora in corso, sta diventando evidente che sia la luce del giorno che l’oscurità della notte siano necessarie per mantenere una sana produzione ormonale, funzionalità cellulare e attività cerebrale, così come per garantire una normale alimentazione, accoppiamento e comportamento migratorio per molte specie animali, inclusi gli esseri umani.
Paradossalmente, oltre a sprecare energia, un ambiente notturno che è troppo illuminato produce una visibilità ridotta, per non parlare del fatto che l’abbagliamento diretto da parte di luci stradali impropriamente schermate – o da parte di fari di automobili mal regolati – è spesso accecante, e può in tal caso compromettere la sicurezza propria e altrui.
I nostri occhi, quando si sono adattati all’oscurità, hanno una buona capacità naturale in situazioni di scarsa illuminazione. Ma quando i paesaggi notturni sono sovra-illuminati, gli occhi non hanno mai la possibilità di adattarsi all’oscurità, e le aree adiacenti alle aree illuminate diventano impenetrabili, riducendo la sicurezza, ad esempio quando si è alla guida di un veicolo.
Alcune comunità, inoltre, hanno sperimentato una diminuzione della criminalità riducendo o eliminando l’illuminazione notturna in aree appropriate. Anche secondo uno studio pubblicato nel 2015 sul Journal of Epidemiology and Community Health, non vi sono evidenze scientifiche una maggiore illuminazione esterna notturna scoraggi la criminalità, mentre è sicuro che si riveli costosa.
Riferimenti bibliografici:
- Light pollution, Wikipedia, https://en.wikipedia.org/wiki/Light_pollution
- Inquinamento luminoso e criminalità, http://www.darksky.org/light-pollution/lighting-crime-and-safety