Il telefono cellulare è senza dubbio la più nota fonte mobile – e anche la più importante fonte personale – di radioemissioni e di inquinamento elettromagnetico. Si tratta di un dispositivo a bassa potenza (dell’ordine di 0,2-2 W) che riceve e trasmette radiazione elettromagnetica; la potenza effettivamente emessa durante la trasmissione è in realtà assai variabile, perché dipende dalla “bontà” del segnale che riceve.
In alcune condizioni, il cellulare può costituire la maggior fonte di esposizione a campi elettromagnetici (fino al 99% dell’esposizione globale alle radiofrequenze di un singolo individuo). Infatti, l’utilizzo del telefono cellulare è ormai molto esteso, sia in termini di numero di persone sia di fasce di età coinvolte. Inoltre, l’età a cui si inizia ad usare il cellulare si è notevolmente abbassata, anche se i giovani lo utilizzano sempre più per la navigazione in rete e per i servizi più che per le chiamate vocali.
Vi sono degli accorgimenti da adottare per esporsi il meno possibile ai campi elettromagnetici a radiofrequenza emessi dai telefoni cellulari anche in attesa che gli enti regolatori facciano la loro parte alla luce delle evidenze sperimentali: ricordiamo infatti che, a marzo 2018, il National Toxicology Program (NTP) statunitense ha definito come una “chiara evidenza” i suoi risultati sulla cancerogenicità dei campi elettromagnetici a radiofrequenza prodotti dai cellulari (v. il nostro articolo Antenne telefonia e cancro: lo studio Ramazzini).
Lo studio decennale del National Toxicology Program americano, conclusosi nel 2018, ha mostrato una “chiara evidenza” della cancerogenicità dei campi elettromagnetici dei telefonini (come avvenne a suo tempo per il fumo da sigaretta).
Nel frattempo, ciò che deve prevalere è il cosiddetto “principio di precauzione”, quindi esporsi il meno possibile, se non il “principio di prevenzione”, ancora più drastico. Come raccontato dallo scienziato Andrea Vornoli nel suo intervento in un convegno sull’elettrosmog, “i ricercatori dell’Istituto Ramazzini vanno nelle scuole portando avanti una campagna di sensibilizzazione del proprio Istituto per far capire ai ragazzi come usare il meno possibile – o, meglio ancora, non utilizzare! – il telefono cellulare ed esporsi il meno possibile alle radiazioni”.
E ciò in attesa che quanto meno il principio di precauzione sia adottato anche dai produttori di telefonini, come suggerito dalla dottoressa Fiorella Belpoggi, direttrice dell’area ricerca all’Istituto Ramazzini: “Un esempio. Noi sappiamo che azionando un frullatore corriamo il rischio di tagliarci? Bene, per proteggerci le case produttrici inseriscono dei meccanismi per cui le lame ruotano solo se il coperchio è ben chiuso. Si potrebbe fare qualcosa di simile anche per i telefonini, non fidarsi semplicemente del buon senso degli utenti”.
Ad esempio, la Belpoggi pensa alla possibilità di “dispositivi che funzionino solo a una certa distanza dal corpo (5 centimetri di distanza abbassano l’esposizione del corpo di 25 volte), o un auricolare incorporato nel telefono che ne agevoli l’utilizzo”. E aggiunge: “Le compagnie telefoniche dovrebbero informare sui pericoli e sul telefono dovrebbe sempre apparire la scritta ‘tienimi sempre lontano dal tuo corpo’. Per le antenne, mi auguro che le compagnie investano per usare frequenze meno impattanti”. E ce lo auguriamo anche tutti noi.
Una battaglia sostenuta e vinta in tal senso dal prof. Angelo Gino Levis (già ordinario di Mutagenesi Ambientale all’Università di Padova), tramite la sua associazione A.P.P.L.E. (acronimo di “Associazione per la Prevenzione e la Lotta all’Elettrosmog”), è stata quella che, nel gennaio 2019, ha portato il Tar del Lazio a imporre ai Ministeri dell’Ambiente, della Salute e dell’Istruzione di mettere in atto “una campagna informativa, rivolta all’intera popolazione, sulle corrette modalità d’uso di telefoni e cordless e sui rischi per la salute e per l’ambiente connessi a un loro uso improprio”, come fatto in passato, ad esempio, per il fumo.
La maggior parte delle persone oggi ignorano del tutto i pericoli del telefonino, come a suo tempo le persone ignoravano i rischi del fumo da tabacco. Si tratta, in entrambi i casi, come sempre quando è coinvolto il cancro, di una verità “scomoda”.
La predetta campagna di informazione e di educazione ambientale “dovrà essere attuata entro 6 mesi dalla notifica” della sentenza, “avvalendosi dei mezzi di comunicazione più idonei ad assicurare una diffusione capillare delle informazioni in essa contenute”. In altre parole, l’inerzia serbata dalle Autorità non è più ammissibile, e lo hanno capito anche i media, che hanno dato un risalto enorme alla notizia, che ha fatto subito il giro del mondo. In Francia, peraltro, sono già in atto campagne del genere che avvisano dei rischi.
L’azione legale, presentata dagli avvocati Stefano Bertone e Renato Ambrosio, dello studio Ambrosio & Commodo di Torino, è stata promossa dalla A.P.P.L.E e dall’ing. Innocente Marcolini, che ha vinto in Cassazione una causa contro l’Inail per il riconoscimento di malattia causata dal lavoro (Marcolini ha un tumore al cervello nella parte vicina all’orecchio, ed è stato per anni un manager d’azienda che si occupava dei rapporti con i clienti).
Una serie di utili consigli per l’uso del telefonino
I consigli che si possono dare per l’uso del telefonino, in buona parte riassunti nell’opuscoletto del Ramazzini “Il cellulare? Toglitelo dalla testa” e nelle linee guida realizzate da altre istituzioni che si sono occupate dell’argomento, sono numerosi. Innanzitutto, occorre cercare di utilizzare gli auricolari e il vivavoce quando siamo fuori e ogni volta che sia possibile. Quanto più tieni il telefono lontano dalla tua testa, tanto più piccolo è il rischio di esposizione alle radiofrequenze del tuo cervello.
Se per caso non avete la possibilità di usare degli auricolari a filo o sistemi vivavoce, tenete il dispositivo a leggera distanza dall’orecchio; anche 4-5 cm diminuiscono sensibilmente la “potenza” delle onde elettromagnetiche. Infatti, la quantità di radiazioni assorbite dalla testa e dal corpo diminuisce drasticamente anche a una piccola distanza posta fra il cellulare e il proprio orecchio o il proprio corpo.
Non mettete quindi il cellulare in tasca mentre parlate, né collegatelo alla cintura, anche quando si utilizza l’auricolare o il vivavoce. Al contrario, cercate di frapporre la massima distanza fra voi e il cellulare (ad es. sfruttando tutta la lunghezza del cavo degli auricolari) e non mettete ostacoli metallici fra voi ed il cellulare, perché in molti casi producono un effetto opposto a quello desiderato. Se si usa un auricolare o cuffia wireless, occorre toglierseli dall’orecchio quando non si è impegnati in una chiamata.
Non bisognerebbe mai tenere il cellulare acceso in tasca, specie quando si parla.
Aumentando la distanza dal telefonino, i livelli di campo elettromagnetico si riducono rapidamente all’aperto, ma purtroppo non altrettanto se si è al chiuso: all’aperto, ad una distanza di 30 cm si ha una riduzione dell’80-90% dell’intensità dell’esposizione, ma non per questo si è “al sicuro”. Pertanto, la massima esposizione si manifesta per chiamate vocali senza dispositivi (auricolare, viva-voce); invece livelli di esposizione un po’ più bassi si riscontrano con qualsiasi altro uso (navigazione in Internet, invio di messaggi, streaming di video o musica, etc.).
Si noti che gli auricolari Bluetooth che si adattano dentro o intorno all’orecchio hanno tipicamente un tasso di assorbimento specifico (SAR) dell’ordine di 0,23 W/kg. Confronta questo livello SAR del Bluetooth medio con qualsiasi sito web che mostri i livelli SAR dei telefoni cellulari e scoprirai che alcuni dispositivi Bluetooth sono peggiori di alcuni dei SAR più bassi dei telefonini. Dunque, in generale il Bluetooth non riduce drasticamente la propria esposizione alle radiazioni.
Gli auricolari che usano il Bluetooth non risolvono il problema.
Inoltre, la riduzione delle radiazioni rispetto al fatto di avere il cellulare vicino all’orecchio sarebbe vera se si fosse sicuri che ci si sta solo esponendo alle radiazioni Bluetooth. Il problema è che, quando si utilizza un auricolare Bluetooth, l’intensità della trasmissione dal telefono stesso non diminuisce. Se, ad esempio, si mette il telefono in tasca o se lo si aggancia alla cintura, si espongono allo stesso tempo gli organi interni alle radiazioni. Insomma, il problema si sposta di organo ma non si elimina.
Se hai solo bisogno di trasmettere informazioni o di porre una domanda, fallo dunque con un messaggio di testo (ad esempio, un sms) piuttosto che con una telefonata. Le conferenze telefoniche e le conversazioni tranquille dovrebbero essere fatte su una rete fissa, come ad esempio quella del telefono di casa o di ufficio. Quando hai bisogno di effettuare una chiamata in movimento, mantienila breve.
I telefoni cellulari emettono meno radiazioni durante l’invio di testo piuttosto che durante le comunicazioni vocali. Meno barre del segnale di campo significano che il telefono deve emettere una maggiore potenza per trasmettere il suo segnale. La ricerca mostra che l’esposizione alle radiazioni aumenta in modo drammatico quando il segnale di campo è debole. infatti, se il cellulare ha poco “campo”, aumenta la potenza da emettere per garantire il collegamento con il ripetitore.
Andamento nel tempo della potenza emessa da un cellulare durante una chiamata in condizioni di buona copertura (a sinistra) e una in condizioni di cattiva copertura (a destra). Si noti che le due figure non sono nella stessa scala, per cui la potenza emessa è, nel secondo caso, oltre 10 volte più grande. (fonte: ARPA Piemonte)
In pratica, la potenza emessa da un telefono cellulare aumenta al diminuire della bontà della copertura, dunque telefona o rispondi alle chiamate solo se hai il numero massimo delle tacche di campo o quasi. La regolazione del valore di potenza emessa dal telefonino viene aggiornata durante la telefonata / connessione al ripetitore. Se infatti il ripetitore riceve il segnale dal telefono senza grossi problemi o interferenze, segnala che l’emissione può essere diminuita.
Pertanto, non utilizzare affatto il cellulare – ma piuttosto aspetta a usarlo – se il segnale è debole (come ad es. in un bosco), perché in tal caso, paradossalmente, il cellulare emette molto più intensamente se si fa una telefonata in tali condizioni, come è possibile dimostrare con dei semplici esperimenti svolti con l’ausilio di un misuratore di radiazione nel range delle radiofrequenze-microonde. Alcuni cellulari aumentano le proprie emissioni fino a 1000 volte se il segnale di campo è debole.
Un altro aspetto importante è tenere il cellulare lontano dalle cosiddette “parti più sensibili” del corpo – ovvero i genitali – per proteggerle e prevenire la propria infertilità nel caso dell’uomo. Vi sono casi di persone che guidavano tenendo il cellulare fra le gambe, che hanno avuto conseguenze. Inoltre, i bambini non dovrebbero assolutamente mai usare un cellulare, o soltanto in casi di emergenza. Anche le donne in gravidanza devono usare il telefonino soltanto per telefonate urgenti.
Infatti, a parità di potenza emessa dal telefonino, la quantità di energia assorbita dai tessuti della testa dipende, tra l’altro, dalle dimensioni e forma della testa stessa. Pertanto, l’assorbimento nella testa di un bambino può essere superiore di circa il 150% rispetto a quello nella testa di un soggetto adulto. Nel caso dei bambini, è quindi consigliabile limitare al massimo l’uso del telefonino, e comunque sempre lontano dal corpo. E non si dovrebbe far usare il cellulare ai bimbi prima dei 14 anni.
Assorbimento delle radiofrequenze da parte di persone di varie età. I bambini sono quelle che le assorbono di più.
Difatti, dal momento che i crani dei bambini sono più sottili di quelli degli adulti e il loro sistema nervoso è ancora in via di sviluppo, i ricercatori ritengono che potrebbero essere maggiormente a rischio per i tumori correlati al cellulare. Saranno anche esposti alle radiazioni potenzialmente dannose per un periodo della vita significativamente più lungo rispetto alla generazione dei loro genitori.
Evita di usare il cellulare se ti senti in qualche modo non in forma. La radiazione può farti sentire ancora più stanco e indebolire ulteriormente il tuo organismo. Le donne anziane e le donne incinte dovrebbero essere fortemente scoraggiate dall’uso di un telefono cellulare. Se poi hai un’appendice metallica dentro o intorno alla testa – come otturazioni di denti, viti e piastre metalliche, gioielli e occhiali con montatura in metallo – potresti essere particolarmente colpito dall’intensità della radiazione.
L’Ufficio federale svizzero della sanità pubblica raccomanda che i telefoni cellulari non vengano trasportati in una tasca anteriore dei pantaloni quando si effettuano chiamate e che sia più sicuro tenere il telefono lontano dal corpo per ridurre le radiazioni. Uno studio (Whittow, 2008) ha anche scoperto che oggetti metallici situati vicino al punto vita – come monete, fibbia della cintura, anelli, chiavi etc. – aumentato il SAR (Specific Absorption Rate) nel corpo a frequenze diverse.
Per di più, non bisogna dormire con il cellulare acceso vicino: ciò può sembrare una banalità, ma quando i ricercatori del Ramazzini vanno nelle scuole tutti i ragazzini dicono loro che dormono con il cellulare acceso vicino alla testa, sotto il cuscino. Ciò può essere pericoloso soprattutto con i moderni smartphone, che emettono anche quando c’è solo traffico dati, senza che vi sia una telefonata. Di notte, è bene tenere il telefonino spento o al più in “modalità aereo”, ed a metri di distanza.
Di notte occorre tenere il cellulare spento o al più in “modalità aereo”.
Se non vi è traffico dati (ovvero non si naviga su Internet, le app non si collegano alla rete per aggiornarsi, etc.), il cellulare emette radiazioni elettromagnetiche essenzialmente quasi solo quando riceve o effettua una chiamata e, naturalmente, durante una conversazione. Anche in standby, il telefono cellulare comunica a piena potenza con la torre del telefono cellulare più vicina, ma solo molto di rado (ad es. ogni tot minuti) per garantire che abbia il miglior segnale possibile.
Anche quando il tuo telefono cellulare è spento, potrebbe comunque emettere radiazioni. Molti telefoni cellulari ora hanno il GPS incorporato che periodicamente trasmette per aggiornare la posizione, anche quando è spento. Tuttavia, un normale utente difficilmente riesce ad accorgersi se e quanto un cellulare sta emettendo o meno in un certo momento, se non ha uno strumento di misura che gli permetta di avere una valutazione quantitativa della radiazione emessa in un dato momento.
Come disattivare la funzione GPS di uno smartphone.
Per fortuna, alcuni cellulari prevedono l’opzione flight mode, che permette di usare il telefonino con la sezione radio spenta, senza la possibilità di effettuare o ricevere chiamate. Essa è stata pensata e introdotta per i viaggi in aereo: si possono scrivere messaggi, salvarli e inviarli non appena si arriva a terra. Tuttavia, è utile anche in montagna: quando il segnale ricevuto dal telefono è debole, quest’ultimo emette a potenza più elevata per cercarlo, consumando fra l’altro più batteria.
Inoltre, gli studi scientifici dimostrano che le radiazioni dei cellulari e di altri campi elettromagnetici di notte possono interrompere i cicli di sonno e contribuire a una serie di disturbi come: irritazione delle allergie, palpitazioni cardiache, dolore e debolezza muscolare e irritabilità di giorno. Tali esposizioni possono impedire la normale funzione del sistema immunitario, ridurre la produzione di melatonina (un ormone che ci protegge dal cancro) e avere gravi conseguenze negative a lungo termine.
Nel 2014, l’ARPA Piemonte ha sviluppato una app, scaricabile gratuitamente, per valutare il grado di esposizione nell’utilizzo del telefono cellulare. La app in questione, utilizzabile su smartphone con sistema operativo Android, è in grado di visualizzare il tempo totale di utilizzo del telefono con e senza l’impiego di ausili quali viva voce o auricolari e, in relazione alle chiamate effettuate senza ausilii, vengono riportati i tempi di utilizzo in condizioni di bassa, media e alta esposizione.
L’app sviluppata dall’ARPA Piemonte per visualizzare le statistiche sull’uso del proprio cellulare.
In realtà, è opportuno non tenere il telefono cellulare neppure in tasca, perché quando il telefonino è acceso e non è in uso, invia comunque un segnale intermittente per connettersi con le torri dei telefoni cellulari nelle vicinanze, il che significa che l’esposizione alle radiazioni è ancora in corso, sebbene nettamente inferiore rispetto a quella di una conversazione telefonica o del traffico dati (che sarebbe bene disattivare).
Come ha spiegato Paolo Orio, presidente dell’Associazione Italiana Elettrosensibili, “un telefono cellulare portato nella tasca anteriore dei pantaloni può causare infertilità maschile perché ce lo dicono due meta-analisi, ovvero l’elaborazione di decine e decine di studi. Non a caso in Inghilterra, nei bagni pubblici, troviamo dei poster giganti con un mezzo busto di ragazzo con un cellulare in tasca e sopra la scritta ‘previeni la tua infertilità perché il cellulare può causare infertilità maschile’”.
Ancora, è importante non utilizzare il cellulare negli spazi chiusi in movimento, perché ogni volta che ci muoviamo – ad esempio in treno o in auto – il cellulare ha bisogno continuamente di ricaptare il segnale di una cella telefonica, nonché di passare spesso da una cella all’altra, in pratica di “agganciare” l’antenna più vicina, per cui emette molto di più rispetto a quando ci si trova fermi in un posto.
In un’auto o in un treno il cellulare funziona sullo stesso principio del forno a microonde, per cui non è una buona idea usarlo. In entrambi i casi, vi sono involucri metallici in cui la radiazione RF viene incrementata. La radiazione RF del tuo telefono cellulare riflessa dalla struttura metallica dell’auto o del treno aumenta la radiazione a cui sei esposto. Si chiama effetto “gabbia di Faraday”. La radiazione emessa dal tuo telefono rimbalza sulla scocca della tua auto ed è assorbita dal tuo corpo ad un livello più alto di quello che avverrebbe altrimenti.
Usare il telefonino in auto e in treno è, in generale, una cattiva idea.
In treno, però, la situazione è ancora peggiore, perché si sommano i campi dei telefonini usati contemporaneamente da più persone e spesso in cattive condizioni di campo. Così non stupisce che il biologo Fiorenzo Marinelli, andando in treno da Milano a Roma abbia misurato, con il proprio misuratore RF professionale, valori fino a 100 V/m, come riportato nella puntata di Report del 27/11/2018 (v. l’articolo “Come misurare l’esposizione al campo di un telefonino“).
In pratica, anche a schermo spento gli smartphone emettono delle radiazioni, a causa della ricerca delle reti e degli switch tra i protocolli 2G/3G/4G. E dato che l’automobile si comporta come una “gabbia di Faraday”, al suo interno il telefonino fatica molto a mantenere stabile il segnale. Di conseguenza, aumenta la potenza necessaria per una connessione stabile, e quindi le emissioni.
Emissioni di un cellulare 3G alle varie distanze dal telefonino in presenza di un buon segnale di campo. (fonte: ARPA Piemonte)
Con le tecnologie 3G e 4G si è avuta una riduzione della potenza emessa dal telefonino rispetto ai sistemi 2G, tuttavia non è vero che un telefonino 3G (UMTS) sia meno pericoloso di un 2G (GSM), come molti credono: infatti, nonostante la potenza emessa dal 3G sia minore, vi sono già evidenze epidemiologiche e di laboratorio che mostrano come il danno al DNA e il rischio di tumore al cervello con l’UMTS – che usa più frequenze insieme – sia maggiore rispetto al GSM (v. l’articolo “Effetti biologici dei campi elettromagnetici a radiofrequenza“).
Per tale motivo, la migliore difesa – come spiega Marinelli nelle sue conferenze divulgative – è considerare il telefonino solo come una “radio di emergenza”, limitandone quindi l’uso nel tempo e nello spazio, e tenerlo alla maggiore distanza possibile quando lo si utilizza. La figura seguente mostra infatti come il campo elettrico di un telefonino usato alla massima potenza cali, a circa 1,8 metri, a un valore corrispondente a un SAR di 1 mW/kg, 2000 volte più basso del limite europeo di 2 W/kg.
Andamento con la distanza del campo elettrico di un telefonino usato alla massima potenza. A una distanza di quasi 2 metri, il SAR è assai ridotto.
Infine, occorre leggere sempre il manuale di istruzioni del proprio dispositivo mobile per verificarne la conformità, anche se spesso abbiamo visto che non viene rispettata. Inoltre, per le ragioni esposte in precedenza, dobbiamo imparare a disattivare il traffico dati ogni volta che non sia strettamente indispensabile, ed a maggior ragione quando teniamo il cellulare indosso o comunque vicino al corpo.
L’energia emessa dal telefonino viene in parte assorbita dai tessuti della testa. Esiste un limite sulla quantità massima di energia elettromagnetica che può essere assorbita dalla testa (che è detta SAR, o “Tasso di Assorbimento Specifico”) durante una telefonata: tale limite, in Europa, è di 2 W/kg. Il manuale d’uso del proprio telefono deve, per poter avere la marchiatura CE e dunque essere conforme alla normativa vigente, riportare l’indicazione di tale quantità.
Ricordiamo, però, che sebbene la SAR non sia una vera e propria “dose assorbita” – in quanto si tratta di radiazioni non-ionizzanti – sulla falsariga di quanto avviene per le radiazioni ionizzanti possiamo dire che l’esposizione di un individuo dipende non solo dall’intensità (e quindi anche dalla distanza) della sorgente dal corpo ma pure, in qualche modo, dal tempo. Ciò significa che, per ridurre l’esposizione, occorre rimanere per il minor tempo possibile in presenza della sorgente di radiazioni.
Per ridurre l’esposizione alle onde elettromagnetiche dei cellulari si può agire su vari fattori. Uno di questi è il tempo per il quale siamo esposti alla sorgente.
Quando pensavate di sapere proprio tutto…
I telefoni cellulari nascondono molte insidie e, oltre a seguire i consigli fin qui esposti, è una buona idea dotarsi di un misuratore RF per verificare gli effettivi livelli di campo elettrico vicino al proprio cellulare. Questo perché possono esservi alcuni spiacevoli imprevisti, come quello che illustreremo ora – capitato a uno di noi – che può esporre una persona a un rischio notevolmente maggiore di quello preventivato.
Il nostro amico aveva un vecchio cellulare GSM (2G) dual sim acquistato nel 2012. Lo riteneva sicuro perché non aveva il 3G o il 4G e non lo usava per traffico dati / Internet, cosa per la quale è nato l’UMTS (3G). Poi, misurando il campo elettrico a circa 10 cm con un misuratore RF, ha scoperto che, in casa di un collega, durante una chiamata emetteva 0,5 V/m, ma a casa propria (sempre in caso di chiamata) emetteva circa 50 V/m, cioè 100 volte di più, probabilmente causa la maggiore distanza della cella 2G. In entrambe le abitazioni, il livello di campo a cellulare spento o non in chiamata era molto basso: circa 10 mV/m.
Così, ha deciso di acquistare uno smartphone 4G per fruire della maggiore densità di antenne della rete 4G, sperando di abbattere il valore del campo misurato. Nel trasferire la Sim di Wind (che, fin dall’acquisto alcuni anni prima, aveva il blocco del traffico dati attivo) sul nuovo smartphone, in effetti, il campo si è abbassato di oltre 10 volte, passando dai 50 V/m del vecchio cellulare ai circa 4 V/m del nuovo (alla solita distanza di una decina di cm e, al solito, durante una chiamata telefonica). Ma quando ha effettuato la stessa operazione con la Sim di un altro primario operatore telefonico è successo l’imprevisto.
Infatti, nel trasferire la Sim, ha chiesto all’operatore il blocco del traffico dati, ma quando è andato a misurare il campo elettrico ha scoperto che esso era di 4 V/m non solo quando effettuava una chiamata (e fin qui tutto normale) ma che era sempre a quel valore o giù di lì, cioè anche quando il telefonino era in stand-by e avrebbe dovuto calare al fondo locale di 10 mV/m. Siccome l’operatore in questione aveva di sua iniziativa attivato il servizio “4G voce”, l’ha fatto disattivare, pensando che ciò fosse la causa del problema. Risultato: non solo il problema non si è risolto, ma il campo è ritornato al valore di circa 50 V/m, quasi 12 volte più alto, e fisso! Cosa che non avrebbe scoperto senza il misuratore.
In conclusione, piuttosto che avere un campo costante di 50 V/m anche quando lo smartphone non era in chiamata, il nostro amico ha rimesso la Sim del primario operatore italiano nel vecchio cellulare, ripristinando lo status quo ante. E si è tenuto sul nuovo smartphone solo la Sim di Wind. Dunque, alla fine ha risolto solo metà del problema iniziale (abbattere le emissioni), ma grazie al misuratore RF ha evitato di peggiorare assai la situazione, cosa che altrimenti sarebbe successa nonostante le valutazioni teoriche che aveva fatto. E il tuo telefonino quanto emette?
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