Alcuni isotopi radioattivi, come lo Iodio-131, sono marcatori di breve durata che indicano il rilascio di nuclidi artificiali nell’ambiente; altri come il Cesio-137 sono antropogenici, ma traccianti di maggiore durata dell’effetto umano sull’ambiente. Infine alcuni isotopi, come il Berillio-7, si presentano senza alcun intervento, essendo il risultato di una sintesi atmosferica attiva ai margini dello spazio. Tutti questi atomi radioattivi possono essere potenti strumenti per comprendere questioni importanti, dalla proliferazione delle armi nucleari, agli effetti degli incidenti nucleari sull’ambiente, ed anche come traccianti per seguire i cambiamenti nel suolo, nell’aria e nell’acqua del nostro pianeta. Oggi, il principale radionuclide che preoccupa nelle prefetture che circondano l’impianto di Fukushima è il Cesio-137, che ha un tempo di dimezzamento (emivita) di 30,1 anni. Nel disastro di Chernobyl lo Iodio-131, che ha un’emivita di 8 giorni, ha avuto pesanti effetti sulle persone. Il Cesio-137 prodotto dall’incidente di Chernobyl rimane problematico in molte parti d’Europa, con la contaminazione di terreni agricoli e generi alimentari come una preoccupazione per le autorità incaricate di limitare la dose al pubblico dal consumo di questi prodotti, perciò viene usato come marker per i controlli sul cibo.