Trascorriamo quasi l’80-90% del nostro tempo in ambienti chiusi e quasi 2/3 di questo tempo vengono spesi a casa. L’ambiente indoor è stato riconosciuto come un fattore chiave che determina l’esposizione complessiva agli inquinanti atmosferici che influiscono sulla salute e il benessere degli esseri umani. La qualità dell’aria può essere influenzata da gas (compresi monossido di carbonio, radon, composti organici volatili), particolato, contaminanti microbici (muffe, batteri). Ciò premesso, i principali indicatori della qualità dell’aria indoor sono i seguenti: particolato (PM10 e PM2,5), monossido di carbonio (CO), anidride carbonica (CO2), formaldeide (HCHO), Composti Organici Volatili (COV), ozono (O3), radon, batteri, funghi, allergeni. Se ci si limita invece ai sensori per il monitoraggio della qualità dell’aria nelle case e negli uffici, i più utili sono quelli per misurare particolato (PM2,5) e COV, oltre a quello per l’anidride carbonica, la quale non è di per sé un inquinante pericoloso, ma il suo livello indoor ci dà indicazione della necessità di ricambio dell’aria, che varia anche in relazione al numero di occupanti ed all’attività metabolica. Il controllo delle fonti, la filtrazione e l’uso della ventilazione per diluire i contaminanti sono i metodi principali per migliorare la qualità dell’aria negli ambienti chiusi.