L’industria della biomassa – che comprende in senso lato anche le stufe e le caldaie a pellet domestiche e che è cresciuta molto negli ultimi anni in Italia, complici incentivi del tutto ingiustificati dal punto di vista economico e ambientale – rilascia non solo milioni di tonnellate di gas serra, ma anche tonnellate di particelle di fuliggine che possono scatenare attacchi di asma e di cuore, oltre a sostanze cancerogene e inquinanti che producono smog. Bruciare il pellet produce fuliggine (inquinamento da particolato fine che innesca l’asma e attacchi cardiaci), i temibili composti organici volatili (che contribuiscono allo smog e sono cancerogeni), ossido di azoto (che sono tossici) e anidride carbonica (che contribuisce al riscaldamento globale). Ce n’è abbastanza per capire come non sia una buona idea usare il riscaldamento a pellet in generale, ma in particolare nelle città e nei paesini, dove inquina l’aria che respiriamo in modo pericoloso. Numerosi studi comparati hanno mostrato che, dove si è passati dal riscaldamento a biomassa ad es. a quello elettrico, vi è stata una diminuzione significativa (dell’ordine del 10%, ovvero un effetto più che evidente) di problemi cardiaci, di mortalità fra gli anziani ed i bambini hanno avuto meno asma, infezioni respiratorie e mal di gola.