Il cosiddetto “Tasso di assorbimento specifico” (SAR) di un telefono rivela la quantità massima di radiazioni che il corpo umano assorbe dal telefono mentre trasmette. I test SAR assicurano che ad es. i dispositivi venduti negli Stati Uniti siano conformi al limite di esposizione SAR stabiliti dalla Federal Communications Commission (FCC), ma il valore singolo, nel peggiore dei casi, ottenuto da questo test SAR non è necessariamente rappresentativo dell’assorbimento durante l’uso effettivo.
Quindi, secondo l’Agenzia nazionale americana per la protezione dei consumatori, “non è raccomandato l’uso del dato su questo SAR misurato nei test per dei confronti tra telefoni cellulari o per valutazioni del rischio che si corre nel loro utilizzo”, basandosi sull’idea che a un minor valore di questo SAR corrisponda un minore rischio per la salute. In breve, la scelta di un telefono con SAR più basso non garantisce in modo affidabile un minore assorbimento di radiazioni durante l’uso.
Oggi si trovano facilmente online le info sul SAR dei telefonini.
Ad ogni modo, la media delle emissioni degli smartphone si è, in generale, sensibilmente abbassata negli ultimi anni, ma vi sono comunque ancora dei picchi negativi che dimostrano una scarsa attenzione (in alcuni casi) al tema delle radiazioni. In pratica, potete trovare sul mercato apparecchi con un SAR, ad esempio, di 1,7 W/kg (che ovviamente sono fra i peggiori modelli) e altri con un SAR finanche di 0,2 W/kg, cioè livelli bassissimi che fanno classificare questi modelli fra i migliori.
Tuttavia, attenzione quando consultate le tabelle online, perché alcuni produttori rilasciano le specifiche del SAR a 5 mm di distanza, altri le rilasciano a 15 mm, ovvero una distanza 3 volte superiore. Dunque è ovvio che se io produttore rilascio gli indici SAR di un mio telefono da una distanza di 15 mm, risulterà che emette meno radiazioni di un altro smartphone per il quale l’indice SAR è riportato a 5 mm di distanza, ma magari se si prendono entrambi a 5 mm o entrambi a 15 mm, il risultato potrebbe essere differente, e quello che prima sembrava peggiore, in realtà, potrebbe emettere meno radiazioni.
Occorre fare attenzione quando si confronta il SAR di due telefonini di produttori diversi, poiché la misurazione potrebbe essere avvenuta a distanza diverse dal corpo nei due casi. Controllate quindi anche le istruzioni d’uso dei singoli telefonini.
Ricordiamo che non esiste ancora una normativa specifica italiana che regolamenti i limiti di esposizione per i cellulari, ed in particolare al loro campo elettrico. Nel mondo, vari Paesi hanno definito dei limiti di sicurezza di esposizione relativi a un’unità di misura di fatto “inventata” per l’occasione, il SAR. Ad esempio, negli Stati Uniti la Commissione Federale per le Comunicazioni (FCC) impone un SAR inferiore a 1,6 W/kg, misurato su 1 grammo di tessuto Nell’Unione europea, come fissato dal Comitato europeo di normazione elettrotecnica (CENELEC), il valore massimo consentito è di 2 W/Kg, misurati su 10 grammi di tessuto.
Gli esperimenti fatti sull’uomo e sugli animali indicano che un assorbimento esteso a tutto il corpo fra 1 e 4 W/kg comporta un’aumento di temperatura inferiore a 1 °C. L’esposizione prolungata con SAR > 4 W/kg provoca aumenti di temperatura interna superiori a 1-2 °C e può risultare in danni irreversibili negli animali di laboratorio. Il limite di 2 W/kg è stato fissato tenendo conto del fatto che: l’esposizione non è continua; il metabolismo del cervello è più elevato di quello del corpo, per cui le sue capacità di termoregolazione sono superiori.
Gli effetti sulla temperatura del corpo dei topolini a seguito dell’esposizione a vari valori di SAR dei telefonini, come scoperto dal National Toxicology Program americano nel loro studio decennale presentato di recente (v. l’articolo “Antenne telefonia e cancro: lo studio Ramazzini“).
Si noti che le radiazioni non-ionizzanti, quali le radiazioni elettromagnetiche sono, non trasportano sufficiente energia per singolo quanto per ionizzare atomi o molecole – ovvero, per rimuovere completamente un elettrone da un atomo o molecola – per cui, anziché produrre ioni carichi attraversando la materia, la radiazione elettromagnetica ha sufficiente energia solo per eccitare il movimento di un elettrone ad uno stato energetico superiore, perciò non si può parlare di dose assorbita.
Nondimeno, diversi effetti biologici (termici e non) vengono osservati per diversi tipi di radiazioni non-ionizzanti. Tuttavia, misurare direttamente la dose assorbita da un organismo (SAR) è assai difficile e comunque non si può fare “in vivo”. Per fortuna, il SAR si può ottenere con buona precisione misurando con degli opportuni strumenti di livello professionale il campo elettrico (in V/m) oppure l’intensità dell’onda (in W/m2) che arriva sul corpo in esame. I fattori di conversione si calcolano sulla base di modelli fisici dell’organismo.
Un calcolatore online per il calcolo del SAR dal valore del campo elettrico.
Pertanto, il SAR è proporzionale all’intensità del campo elettrico (secondo il biologo Fiorenzo Marinelli, il limite di 2 W/kg è come “autorizzare” un campo elettrico reale fino a 307 V/m!), che possiamo facilmente misurare con uno strumento dal costo relativamente contenuto, soprattutto se ci accontentiamo di misurazioni relative, non assolute, dato che vogliamo scegliere il telefono cellulare con SAR più basso, e dunque una misura relativa del campo elettrico – effettuata, ad esempio, per confrontare il livello di emissione dei vari modelli di telefonino durante un tentativo di chiamata all’interno di un negozio – è quanto basta.
Prima di acquistare un telefonino sarebbe bene testarlo con un misuratore RF, rispetto ad altri modelli, e nella stessa stanza, poiché anche la distanza dalla stazione radio base influisce moltissimo sulla potenza prodotta da un apparecchio.
Inoltre, il SAR non è l’unico aspetto da considerare. Oggi il passaggio a scocche totalmente in vetro ha contribuito a diminuire le radiazioni medie generate, rispetto alle precedenti generazioni che prevedevano delle scocche interamente in alluminio. Come ben saprete, il metallo non è amico della trasmissione e quindi era necessario dare più potenza alle antenne per avere la stessa qualità di segnale. Dunque, conviene evitare i cellulari o gli smartphone dotati di una scocca metallica.
Un ulteriore elemento che – dati alla mano, salvo qualche eccezione – sembra influenzare le emissioni degli smartphone è la loro dimensione, la quale appare essere inversamente proporzionale alle emissioni stesse: in altre parole, più è grande il dispositivo e più è basso il suo valore SAR. Evidentemente, il maggior spazio per le antenne consente di farle lavorare a potenze (e quindi con emissioni) inferiori. Dunque, anche questo è un fattore da tener presente nell’acquisto del proprio telefonino.
Interno di uno degli smartphone più noti: l’iPhone.
La schermatura fai-da-te di un cellulare
Occorre innanzitutto fare distinzione fra lo schermaggio totale e parziale di un telefonino. Nel primo caso, ottenibile ad esempio avvolgendo completamente il cellulare in un foglio di carta stagnola, oppure chiudendolo in una scatola di metallo, il cellulare viene completamente isolato e non può ricevere chiamate: in pratica, se provate a farlo squillare chiamando da un altro telefono, rimarrà muto.
Di conseguenza le scuole italiane, che di recente hanno comprato delle sacche schermanti per riporvi i cellulari degli studenti affinché non li usino durante le lezioni, avrebbero certamente potuto risparmiare molti soldi acquistando delle normali buste di carta o imbottite per spedizioni, contrassegnandole con il nome dello studente e riponendo poi le buste con il cellulare dentro una grande scatola metallica come quelle per conservare il denaro. Avrebbero infatti ottenuto il medesimo risultato.
Per schermare e isolare del tutto dei telefonini accesi basta metterli in una scatola di metallo (che ovviamente andrà poi chiusa).
Ciò accade perché la scatola di metallo si comporta come una cosiddetta “gabbia di Faraday”. Con gabbia di Faraday si intende, in pratica, qualunque sistema costituito da un contenitore in materiale elettricamente conduttore in grado d’isolare l’ambiente interno da un qualunque campo elettrostatico presente al suo esterno, per quanto intenso questo possa essere. Dato che i campi elettromagnetici a radiofrequenza sono composti da un campo elettrico e uno magnetico strettamente accoppiati, l’interno della gabbia viene schermato.
Una gabbia di Faraday ideale consiste in un guscio ininterrotto, perfettamente conduttore. Questo ideale non può essere raggiunto sempre, ma può essere ottenuto utilizzando, ad esempio, una retinatura di rame a maglie fini, ben più piccole della lunghezza d’onda della radiazione che si intende schermare. Si noti che con una gabbia di Faraday non è possibile schermare il campo magnetico lentamente variabile prodotto dai campi a bassa frequenza, come ad esempio quelli degli elettrodotti.
Una volta chiusi i telefonini nella scatola, chiamandoli il campo non cambia.
Naturalmente, in modo analogo è possibile schermare dai campi elettromagnetici esterni a radiofrequenza anche un letto o una stanza (come accade ad es. in alcuni laboratori dove occorre una “camera bianca” del tutto priva di interferenze elettromagnetiche), ma occorre che non vi siano fessure, cosa che per una stanza è più difficile da ottenere. Inoltre, per una maggiore efficacia, è bene che la gabbia sia collegata alla terra: ad esempio, alla tubatura dell’acqua o almeno dei termosifoni.
Tutt’altra storia è, invece, lo schermaggio parziale del telefonino, che talvolta è un vero e proprio “boomerang”, per chi lo tentasse “alla cieca” o con i prodotti sul mercato, che affermano senza prove di bloccare finanche il 99 percento delle radiazioni emesse dai cellulari. Lo dimostrano numerosi articoli sull’argomento, di cui riassumiamo qui il “succo”, oltre che esperimenti molto semplici che chiunque può fare con l’ausilio di un misuratore di segnale nelle radiofrequenze e microonde.
Non sempre frapporre uno schermo vicino a un telefonino acceso è una buona idea. Infatti, se si scherma il segnale di campo, il telefonino aumenta la potenza emessa.
Si potrebbe pensare che, come per le sorgenti radioattive (che emettono radiazioni ionizzanti), si possano schermare le sorgenti di onde elettromagnetiche a radiofrequenza usando un qualche tipo di schermo, ad esempio metallico. Tuttavia, abbiamo testato quest’idea in casa ponendo una parete metallica di 15 cm2 e da 1 mm di spessore fra il corpo e il cellulare in chiamata (posto a circa 1 metro dal corpo), e il campo elettrico misurato vicino al corpo è aumentato del 10-20%, mentre in un’altra casa e usando uno schermo più grande è calato di circa 10 volte.
In pratica, l’idea di proteggere il proprio corpo con involucri metallici usati per avvolgere gran parte del cellulare è da scartare, mentre in casa o in postazioni fisse il porre il telefonino dietro un grande pannello coperto di carta stagnola, e opportunamente orientato, può funzionare bene. Ma occorre verificarlo con delle misurazioni. Infatti, lo schermo può far sì che i ripetitori ricevano il segnale dal cellulare con maggiori problemi o interferenze, e segnalino a loro volta al telefonino che l’emissione deve essere aumentata perché la loro ricezione sia ottima
I prodotti schermanti: perché non funzionano
Anche i prodotti schermanti in commercio propagandati come protezione degli utenti di telefoni cellulari dalle radiazioni non funzionano, di solito, come pubblicizzato e, anzi, in genere fanno sì che cellulari e dispositivi wireless emettano ancora più energia di quanto non farebbero se venissero usati normalmente, senza di essi. In pratica, non vi sono prove scientifiche che questo tipo di prodotti funzionino, ma venditori senza scrupoli approfittano dell’ignoranza delle persone sull’argomento.
Uno studio condotto negli Stati Uniti dal Corporate EME Research Laboratory e dai Motorola Research Laboratories ha testato 9 diversi schermi di radiazione per cellulare, 5 dei quali affermavano di bloccare il 99% delle radiazioni dei telefoni cellulari. Gli altri 4 schermi testati affermavano di emettere una radiazione inversa che avrebbe annullato la radiazione nociva dai telefoni cellulari. Lo studio ha rilevato che tutti gli schermi non provocano alcuna riduzione delle radiazioni RF cui l’utente è esposto. Idem per altri test svolti ad es. da persone elettrosensibili.
Test di uno dei tanti prodotti “schermanti” in commercio. Come si vede, l’emissione prodotta dal cellulare aumenta anziché diminuire. (fonte: www.techwelness.com)
Fra l’altro, i telefoni cellulari emettono la maggior parte dell’energia elettromagnetica dall’antenna e da altre parti del telefono, non dall’auricolare, mentre in alcune pubblicità ingannevoli talune aziende si vantano di schermare efficacemente ma non menzionano il fatto che i loro dispositivi non fermeranno questo tipo di radiazioni. Gli schermi in questione possono anche interferire con il segnale di un telefonino, provocando un aumento di potenza ed emettendo più energia.
I test hanno dimostrato che molti di questi prodotti schermanti possono ridurre l’esposizione solo quando il telefono è impostato sul trasmettere alla massima potenza. Tuttavia, poiché i telefoni hanno il controllo automatico della potenza, questi schermi o non fanno assolutamente nulla oppure fanno lavorare di più il telefono, trasmettendo più energia sotto forma di onde elettromagnetiche e riducendo la durata della batteria. Inoltre, il segnale in ingresso viene ridotto, per cui il telefono non funziona in aree con segnale insufficiente.
Se c’è un pericolo per la salute, dunque, la schermatura dei cellulari (necessariamente parziale se si vuole poter usare il telefonino o poter ricevere chiamate) non è la soluzione. Le agenzie governative di tutto il mondo hanno delle linee guida che consigliano agli utenti di telefoni cellulari che desiderano limitare l’esposizione alle emissioni elettromagnetiche di limitare l’uso del telefono cellulare, utilizzare un auricolare a mani libere ed evitare l’uso di telefoni cellulari in cui il segnale è debole, non certo di buttare i propri soldi in inutili prodotti che non solo non risolvono, ma addirittura esacerbano, il problema.
Non siamo riusciti a trovare un vero esperto di campi elettromagnetici che raccomandi un involucro di blocco delle radiazioni o anti-radiazioni per il cellulare. Quindi, se un cosiddetto “esperto di campi elettromagnetici”, all’interno della pubblicità di un prodotto, sta raccomandando un qualsiasi tipo di involucro anti-radiazioni, probabilmente non è tanto esperto e non va preso in seria considerazione. State quindi in guardia dalle truffe e dalle offerte di adesivi o filtri di radioprotezione.
Inoltre, la stessa Federal Trade Commission (FTC), l’agenzia nazionale americana per la protezione dei consumatori, ha sottolineato che “non ci sono prove scientifiche che i cosiddetti schermi o prodotti schermanti riducano significativamente l’esposizione a queste emissioni elettromagnetiche. Infatti, i prodotti che bloccano solo l’auricolare – o un’altra piccola parte del telefono – sono totalmente inefficaci perché l’intero telefono emette onde elettromagnetiche”.
Se abiti nel Nord Italia, puoi senza dubbio considerare l’idea di usufruire dell’ampio servizio di misurazione dei campi elettromagnetici indoor e outdoor (antenne fisse radio-TV e/o telefonia mobile, Wi-Fi, telefoni cordless, smartphone, forno a microonde, etc.) fornito da Abitest House Doctor. Puoi trovare qui ulteriori informazioni a riguardo.
Riferimenti bibliografici
- Emissioni SAR: quali smartphone emettono più radiazioni elettromagnetiche?, http://www.tecnologici.net/emissioni-sar-quali-smartphone-emettono-piu-radiazioni-elettromagnetiche/
- Cell Phone Radiation Scams, https://www.consumer.ftc.gov/articles/0109-cell-phone-radiation-scams
- Best Anti Radiation EMF Block Phone Cases:Do They Work?, https://techwellness.com/blogs/expertise/anti-radiation-phone-shield-case-review
- FTC: Cell Phone Shields Don’t Work, https://www.cbsnews.com/news/ftc-cell-phone-shields-dont-work/
- Do Cell Phone Radiation Shields Work?, http://www.center4research.org/cell-phone-radiation-shields-work/
- Piccola guida ai campi elettromagnetici, http://people.roma2.infn.it/~carboni/campi-EM/campi.html