L’emergere delle reti di telecomunicazioni di quinta generazione, il cosiddetto “5G”, è balzato di recente agli onori della cronaca negli Stati Uniti perché il settore wireless ha spinto una legislazione controversa a livello statale per accelerare l’implementazione di questa tecnologia (qualcosa di analoga si sta verificando in Italia, dove si vogliono innalzare i limiti di legge). La legislazione USA blocca i diritti dei governi locali e dei loro cittadini di controllare l’installazione di antenne cellulari vicino alle case.
Sebbene molte grandi città e quotidiani si siano opposti a questa legislazione, i potenziali rischi per la salute derivanti dalla proliferazione di nuovi siti di antenne per la telefonia mobile sono stati ignorati. Queste antenne esporranno la popolazione a nuove fonti di radiazioni a radiofrequenza, tra cui le temibili onde millimetriche. Il 5G, infatti, impiegherà frequenze basse (in Italia, banda a 700 MHz), medie (banda a 3,6 GHz) e alte (banda a 26 GHz e superiore, corrispondente alle onde millimetriche).
Prima di una diffusione capillare, i principali operatori di telefonia mobile – negli Stati Uniti e nei Paesi occidentali, Italia compresa – stanno sperimentando nuove tecnologie che utilizzano frequenze in “banda alta” nelle comunità di tutto il Paese. Le frequenze in tale banda consistono principalmente in onde millimetriche, un tipo di radiazione elettromagnetica con lunghezze d’onda che vanno da uno a dieci millimetri e frequenze che vanno da 24 a 300 GHz (o miliardi di cicli al secondo).
Il 5G opererà, oltre che nelle microonde (banda a 6 GHz), nelle onde millimetriche (banda 24-100 Ghz), corrispondenti a frequenze “pioniere” dagli effetti sulla salute dell’uomo poco noti, sebbene ciò che sappiamo già – come vedremo – non prometta nulla di buono.
Le caratteristiche delle onde millimetriche sono diverse rispetto alle frequenze “a banda bassa” (cioè alle microonde) attualmente utilizzate dalle industrie della telefonia mobile e wireless. Le onde millimetriche possono trasmettere grandi quantità di dati su brevi distanze. Le trasmissioni possono essere dirette in fasci stretti che viaggiano lungo la linea di vista e possono spostare dati ad alte velocità (ad esempio fino a 10 miliardi di bit al secondo, o 10 Gb/s) con ritardi (o latenze) brevi tra le trasmissioni.
I segnali vengono bloccati dagli edifici e le foglie possono assorbire molta della loro energia, indebolendo le piante, che comunque vengono tagliate per permettere la propagazione del segnale. Inoltre, le onde vengono riflesse dalle superfici metalliche. Sebbene le antenne possano essere di pochi millimetri come dimensioni, le schiere (array) di antenne delle “piccole celle” poste ad es. sui pali della luce ogni 10-12 edifici possono essere costituite da dozzine o centinaia di elementi di antenna.
Quando consideriamo gli impatti sulla salute del 5G e delle celle che ne irradieranno il segnale per le strade e vicino alle case, dobbiamo esaminare la letteratura sugli effetti delle tecnologie attuali (2G/3G/4G, Wi-Fi), operanti alle frequenze delle microonde, e la ricerca sugli effetti delle onde millimetriche (il 5G userà infatti entrambe). Già la letteratura sugli effetti della tecnologia attuale nelle microonde fornisce dati sufficienti agli scienziati a chiedere una moratoria per il 5G. E quella sulle onde millimetriche?
Effetti termici, effetti biologici e limiti di legge vigenti
Le onde millimetriche sono in parte assorbite dagli 1-2 millimetri di pelle umana e degli strati superficiali della cornea. Quindi, la pelle o le zone vicine alla superficie dei tessuti sono i bersagli primari della radiazione. Gli effetti più evidenti sul breve termine sono quelli termici. Ma dato che la pelle contiene cellule, capillari e terminazioni nervose, altri bio-effetti delle onde millimetriche possono essere trasmessi attraverso meccanismi molecolari della pelle o attraverso il sistema nervoso.
I tre strati della pelle umana.
A causa della limitata penetrazione delle onde millimetriche nel corpo, che all’apparenza farebbe sì che un bersaglio umano appaia più come una superficie 2D, negli Stati Uniti la FCC richiede l’utilizzo del metodo della densità di potenza per il calcolo dei limiti di legge per la radiazione. Un sistema a 24 GHz funzionante alla massima potenza irradiata consentita negli USA irradiato a soli 5 cm da un corpo umano avrà un valore di densità di potenza di 0,3 mW/cm2 (o 3 W/m2) che, come vedremo, è inferiore al limite di legge italiano a tali frequenze.
Infatti, i due principali standard usati come limiti di legge per le radiazioni elettromagnetiche sono la densità di potenza (espressa in mW/cm2 o W/m2) e il Tasso di assorbimento specifico (SAR, espresso in W / kg), con quest’ultimo usato in particolare come limite per le emissioni dei telefoni cellulari. La densità di potenza si occupa di misurare la radiazione su una superficie piuttosto che su un volume. Tuttavia, oggi sappiamo che questa scelta favorevole alle lobby non è corretta (Wu et al., 2015).
È stato infatti di recente dimostrato che, anche solo per una dosimetria termica affidabile, è fondamentale considerare la struttura multistrato, inclusa la pelle, il grasso e il muscolo (Zhadobov et al., 2011). Inoltre, come spiega Martin Pall, biochimico di fama mondiale della Washington University, “ora, ciò che l’industria delle telecomunicazioni sostiene è che le onde millimetriche del 5G saranno per lo più assorbite nei 2 mm esterni del corpo, per cui – affermano – non dobbiamo preoccuparci degli effetti”.
La realtà dei fatti che emerge dalla letteratura scientifica indipendente ha sempre smentito la tesi delle lobbies. Oggi sappiamo che per una dosimetria termica efficace delle onde millimetriche sulla superficie esterna del corpo umano i modelli semplificati tradizionali sono inadeguati: occorre considerare una struttura 3D multistrato.
“Ma sapete perché il 5G ha bisogno di un numero così elevato di antenne?” chiede Pall. “È perché la radiazione 5G, che lavora a frequenze molto alte, è molto più assorbita dai vari materiali. Tale assorbimento di solito comporta l’interazione con gruppi carichi elettricamente presenti nelle cellule; sembra altamente probabilmente, quindi, che la radiazione 5G sarà particolarmente attiva biologicamente”. Inoltre, l’energia della radiazione è proporzionale alla sua frequenza, a parità di altri fattori.
“Ma soprattutto”, sottolinea Pall, “le componenti magnetiche dei campi elettromagnetici sono note da decenni penetrare molto più profondamente di quanto non facciano le componenti elettriche. I campi magnetici muovono i gruppi di cariche elettriche dissolte nelle fasi acquose, rigenerando campi elettrici che sono essenzialmente identici ai campi elettrici dei campi elettromagnetici originali, che trasportano lo stesso frequenza e lo stesso modello di pulsazione, sebbene con intensità inferiore”.
L’esposizione delle membrane cellulari alle onde millimetriche (30-300 GHz) può produrre una varietà di risposte. Inoltre, molte delle modalità vibrazionali in biomolecole complesse rientrano nell’intervallo 1-100 GHz (Cosentino et al., 2013). La nuova rete 5G aggiunge dei potenziali danni a quelli sopra citati che riguardano la pelle umana. Infatti, secondo un recente studio, le radiazioni elettromagnetiche possono viaggiare dalla pelle fino al sistema nervoso e arrivare a colpire occhi, testicoli e ghiandole.
Come se non bastasse, i dotti sudoripari collocati nello strato superiore della pelle si comportano come delle antenne elicoidali, che sono antenne specializzate costruite specificamente per rispondere ai campi elettromagnetici (Betzalel et al., 2018). Con milioni di dotti sudoripari, i nostri corpi diventeranno molto più conduttivi a questa radiazione. Le conseguenze complete di ciò non sono al momento chiare, specialmente per le fasce più vulnerabili della popolazione come neonati, donne incinte e anziani.
Di recente si è scoperto che i dotti sudoripari della nostra pelle si comportano come antenne elicoidali. Ciò non promette nulla di buono in relazione agli effetti a lungo termine del 5G sulla nostra salute, in quanto non si limiterebbero agli strati superficiali.
Gli effetti delle onde millimetriche, dunque, non si limiterebbero agli strati superficiali della pelle. Parecchi studi, inoltre, dimostrano che la conduttività della pelle aumenta con la frequenza. Si deve considerare che la conduttività varia con diversi livelli di contenuto di acqua nella pelle. Ad es. il palmo umano o il polso offrono bassa conduttività a causa del fatto che la pelle contiene solo pochissime quantità d’acqua, quindi dissiperanno meno facilmente l’energia delle onde millimetriche.
Dato che una buona parte dell’energia delle onde millimetriche viene assorbita nella pelle o vicino agli strati esterni della pelle, ciò porta al riscaldamento localizzato nell’area interessata del tessuto. Nelson et al. (2000) hanno mostrato che la temperatura della pelle aumenta con la densità di energia ed è influenzata da diverse condizioni ambientali, come la circolazione sanguigna, il tasso di sudore e la convezione. A 60 GHz, l’aumento di temperatura raggiunge 0,8 °C con i limiti di legge attuali statunitensi per la densità di potenza.
Gli effetti termici (o riscaldamento) si verificano quando la densità di potenza delle onde è superiore a 5-10 mW/cm2, ovvero 50-100 W/m2) .Tali onde millimetriche ad alta intensità agiscono sulla pelle umana e sulla cornea in modo dose-dipendente, a cominciare dalla sensazione di calore seguita dal dolore e dal danno fisico a esposizioni più elevate. L’innalzamento della temperatura può influire sulla crescita, morfologia e metabolismo delle cellule, inducendo la produzione di radicali liberi e danni al DNA.
Inoltre, nella pelle il calore può essere facilmente diffuso dal flusso sanguigno. Tuttavia gli occhi, dato che mancano di sufficiente flusso di sangue per dissipare il calore, sono più vulnerabili. Per di più, gli occhi si trovano all’esterno del corpo umano, e quindi direttamente esposti alla radiazione millimetrica. Si può affermare che gli effetti sui nostri occhi dipendono in gran parte dall’intensità e dalla durata dell’esposizione. Non vi sono però stati studi preliminari a riguardo nel caso del 5G.
Limiti di legge attuali per le onde millimetriche e livelli a cui si osservano effetti termici o biologici sull’uomo. Si noti come non sia noto il livello di soglia per gli effetti a lungo termine di tali radiazioni sull’uomo, nonostante il loro previsto impiego nel 5G.
L’esposizione massima consentita negli Stati Uniti alla popolazione dalla FCC è di 1,0 mW/cm2 (o 10 W/m2) in media su 30 minuti per frequenze da 1,5 GHz a 100 GHz (in Italia è di 4 W/m2 mediati sulle 24 ore). Questa linea guida americana è stata adottata nel 1996 per proteggere gli esseri umani dagli effetti acuti solo di tipo termico dell’esposizione alla radiazione a radiofrequenza. Tuttavia, esistono molti rischi non termici, bensì biologici, che possono verificarsi con un’esposizione più a lungo termine.
Se non fosse applicata la SAR, ad esempio, quasi certamente un telefonino 4G o 5G risulterebbe fuori legge con i limiti di legge attualmente vigenti in Italia, che sono considerati dai biologi esperti di campi e.m. addirittura troppo permissivi, dato che gli effetti biologici per le microonde si osservano già a 0,2 V/m (pari a 0,01 μW/cm2, o 0,0001 W/m2), per cui questi ne chiedono l’abbassamento, mentre le lobby insistono nell’aumentarli fino a 10 volte, il che vorrebbe dire aumentare la densità di potenza di ben 100 volte in un colpo solo!
Con l’implementazione dell’infrastruttura wireless di quinta generazione (nota come 5G), gran parte della nazione sarà esposta alle onde millimetriche per la prima volta su base continua. A causa delle leggi vigenti, queste esposizioni saranno in teoria di bassa intensità, ma innalzare la densità di potenza di 100 volte potrebbe comportare effetti biologici moltiplicati x100 per quelli dose-dipendenti. Qui supporremo perciò che le conseguenze sulla salute del 5G saranno limitate a quelle non termiche.
Gli effetti biologici prodotti dall’esposizione prolungata o a lungo termine alle radiofrequenze (microonde e onde millimetriche) non vengono presi in considerazione dai limiti di legge attuali, che sono vecchi e stabiliti da organismi in palese conflitto di interessi, come sottolineato da numerosi scienziati indipendenti. Si legga ad esempio, per il caso americano, il libro “Captured Agency”, pubblicato negli Stati Uniti dal Center for Ethics “Edmond J. Safra” presso la prestigiosa Università di Harvard.
Il libro che svela i conflitti di interesse della FCC, l’Agenzia che dovrebbe fare gli interessi dei cittadini, non delle lobby. Purtroppo, il caso americano è tutt’altro che isolato.
Nessuno dei nostri dispositivi di comunicazione wireless è mai stato testato biologicamente per quanto riguarda la sicurezza – né telefoni cellulari, né celle della telefonia mobile, né Wi-Fi, né telefoni cordless, né contatori intelligenti e certamente non i telefonini 5G – prima che venisse messo in commercio o installato vicino alle case per irradiare un pubblico ignaro. L’industria delle telecomunicazioni, infatti, ha corrotto le varie Agenzie che dovrebbero regolamentarle, a cominciare dalla FCC negli USA.
Gli effetti delle onde millimetriche a bassa intensità
Gli effetti biologici delle onde millimetriche a bassa intensità sono stati studiati per decenni, in particolare nell’Europa orientale. I risultati degli studi sono soltanto all’apparenza incoerenti perché gli effetti – esattamente come succede per le radiofrequenze nella regione delle microonde, ovvero quella della telefonia cellulare 1G-4G – sono legati a molti fattori tra cui la frequenza, la modulazione, la potenza, densità e durata delle esposizioni, nonché il tipo di tessuto o di cellule indagate.
Tuttavia, gli effetti biologici sono evidenti dalla letteratura scientifica. Gli studi sulle onde millimetriche hanno dimostrato che queste inducono o inibiscono la morte cellulare e aumentano o riducono la proliferazione cellulare. Alcuni studi hanno scoperto che la radiazione inibisce la progressione del ciclo della cellula. Un articolo di rassegna del 2010 della dr.ssa Alfonsina Ramundo-Orlando (Istituto di Farmacologia Traslazionale del CNR) ha rilevato che “Un gran numero di studi cellulari ha indicato che le onde millimetriche possono alterare le proprietà strutturali e funzionali delle membrane”.
Lo studio della Ramundo-Orlando sugli effetti delle onde millimetriche sulle membrane cellulari, uno dei loro principali bersagli insieme al DNA.
L’esposizione alle onde millimetriche può influire sulla membrana plasmatica, modificando l’attività del canale ionico o modificando il doppio strato fosfolipidico. Anche le molecole d’acqua sembrano giocare un ruolo in questi effetti. Le terminazioni nervose cutanee sono un altro bersaglio delle onde millimetriche e il possibile punto di partenza di numerosi effetti biologici, potendo esse attivare il sistema immunitario attraverso la stimolazione del sistema neurale periferico (Ramundo-Orlando, 2010).
La letteratura scientifica è ricca di articoli sugli effetti biologici delle onde millimetriche. Nessuno studio ha finora perseguito la valutazione dei rischi a lungo termine per l’uomo delle onde millimetriche a bassa intensità, ma in considerazione dei numerosi bioeffetti riscontrati e dell’utilizzo crescente delle tecnologie a onde millimetriche tali rischi appaiano molto concreti. Tuttavia, per le ragioni già esposte e altre che vedremo fra poco, la rete 5G potrebbe esporre le persone a radiazioni ben più intense.
Come sottolineato da Fiorella Belpoggi, biologa e direttrice dell’Istituto Ramazzini, “l’industria chimica e quella delle automobili non possono mettere sul mercato un prodotto senza aver prima fatto degli studi su se ci siano degli effetti sulla salute; alla telefonia mobile ciò non è mai stato chiesto. Noi delle onde millimetriche che verranno usate per il 5G abbiamo il buio completo. Siamo in balia di un’industria che non ha investito un centesimo per la sicurezza dei propri prodotti, e questo in Europa è illegale”.
Nel caso del 5G, inoltre, sono necessari studi sia sui bioeffetti dell’esposizione al fascio principale del phased array sia su quelli dell’esposizione all’array non in fase (non-phased array) per determinarne il potenziale nel caso di sistemi reali, non simulati. Un confronto tra le forme d’onda di una sorgente che usa una schiera di antenne e una che usa un’antenna tradizionale è essenziale, poiché gli studi biologici ed epidemiologici sono stati finora basati su segnali radio tradizionali, cioè non in fase.
Gli effetti biologici ed epidemiologici delle antenne a schiera in fase, che verranno ampiamente utilizzate dal 5G, non sono mai stai studiati, tanto meno in sistemi reali.
Ciò non toglie che esistono articoli scientifici che danno già un’idea dei possibili effetti per l’uomo anche di un’irradiazione a bassa intensità delle persone con onde millimetriche, come nel 5G. Nel 1998, cinque scienziati di istituti di ricerca delle Forze armate USA – quindi una parte in palese conflitto di interessi – hanno pubblicato i risultati di una loro rassegna della letteratura esistente sugli effetti a breve termine sull’uomo delle onde millimetriche a bassa intensità. Hanno scritto a riguardo:
“L’aumentata sensibilità e persino ipersensibilità di singoli individui alle onde millimetriche può essere reale. A seconda delle caratteristiche di esposizione, in particolare della lunghezza d’onda, la radiazione a onde millimetriche a bassa intensità era percepita dal 30 all’80% degli esaminati sani (Lebedeva, 1993, 1995). Alcuni studi clinici hanno riportato ipersensibilità delle persone esposte alle onde millimetriche, che era o non era limitata a una certa lunghezza d’onda (Golovacheva, 1995)”.
Altri effetti delle onde millimetriche riscontrati in letteratura, come alterazioni della velocità della crescita cellulare e sensibilità alla luce UV, cambiamenti di resistività biochimica e antibiotica in batteri patogeni – così come molti altri – sono di potenziale significato per fissare limiti di legge adeguati, e sono stati segnalati effetti marcati prodotti pure da esposizioni locali ed a breve termine. Gli effetti biologici di un’esposizione prolungata alle onde millimetriche di vaste aree del corpo, invece, non sono mai stati investigati.
Gli effetti delle radiazioni del 5G sulla salute pubblica non sono stati studiati sul breve termine né, tanto meno, nel lungo termine, anche perché gli studi vanno fatti su sorgenti reali, non simulate. Per realizzare il 5G verranno utilizzati campi ad alta frequenza nell’intervallo delle onde millimetriche (30-100 GHz), per i quali vi sono assai meno studi che per le frequenze tradizionali della telefonia mobile (che ricadono nella regione delle microonde), e quando tali studi sono stati fatti le tecnologie 5G non esistevano.
Esistono “solo” studi preliminari che hanno mostrato che le onde millimetriche aumentano la temperatura della pelle, alterano l’espressione genica, promuovono la proliferazione cellulare e la sintesi di proteine legate allo stress ossidativo, nonché processi infiammatori e metabolici, e potrebbero generare danni oculari ed influenzare le dinamiche neuromuscolari (Di Ciaula, 2018). Servono ulteriori studi per esplorare in modo migliore ed indipendente gli effetti a lungo termine sulla salute delle onde millimetriche.
Come vedremo anche nel prosieguo di questo articolo, gli effetti biologici e sanitari a breve termine (acuti) delle onde millimetriche sono numerosi. Ciò lascia supporre che, come di solito succede in questi casi per agenti chimici o fisici, vi siano anche dei seri effetti a lungo termine (cronici, quali ad es. il cancro), come del resto sappiamo ormai bene che succede per le microonde. Sarebbe quindi “strano” che non succedesse anche per le onde millimetriche, specie alle densità di potenza 100 volte più elevate caratteristiche del 5G.
Tuttavia, i risultati già disponibili sembrano sufficienti per dimostrare l’esistenza di effetti biomedici, per invocare il principio di precauzione, per definire i soggetti esposti come potenzialmente vulnerabili e per rivedere i limiti di legge esistenti. I limiti di legge per questi tipi di esposizioni sono basati esclusivamente su previsioni di deposito di energia e riscaldamento da parte delle onde millimetriche, ma alla luce degli studi più recenti questo approccio è completamente inadeguato (Pakhomov et al., 1998).
La conferma dell’inadeguatezza anche dei limiti di legge vigenti è arrivata nel 2018 dall’accreditata rivista medica peer-reviewed Health Physics, della Health Physics Society (che dagli anni ’50 fa ricerca su radiazioni e possibili applicazioni sanitarie), che ha pubblicato lo studio “Derivazione sistematica dei limiti di sicurezza per l’esposizione a radiofrequenza 5G variabile nel tempo basata su modelli analitici e dosi termiche”, un’accurata analisi condotta dagli svizzeri Esra Neufeld e Niels Kuster.
“I dispositivi wireless a banda larga estrema che operano al di sopra dei 10 GHz possono trasmettere dati in raffiche da pochi millisecondi a secondi” – è scritto nell’abstract dai ricercatori – “ed anche se i valori di densità di potenza mediata per il tempo e per l’area rimangono entro i limiti di sicurezza accettabili per l’esposizione continua, queste esplosioni possono portare a picchi di temperatura brevi nella pelle delle persone esposte”. I due hanno quindi indagato le conseguenze di ciò.
“A differenza del 4G”, notano, “nel 5G saranno impiegate frequenze più elevate (ad es. le bande di onde millimetriche), schemi di modulazione a banda larga, e quindi segnali più veloci con tempi di salita e di discesa più ripidi, potenzialmente in combinazione con operazioni a impulsi per un accesso multiplo nel dominio del tempo. Le soglie per le frequenze superiori a 10 MHz stabilite nelle Linee guida sull’esposizione attuali (ICNIRP 1998, IEEE 2005 e 2010) sono intese a limitare il riscaldamento dei tessuti”.
L’esposizione temporanea alle onde millimetriche con rapporti picco-media (Peak-to-Average Ratio, o PAR) di 1.000, come quelli permessi dalle attuali linee guida, può portare a danni permanenti ai tessuti umani. In figura, la più limitata differenza fra la potenza di picco e la potenza media di un segnale a radiofrequenza nelle microonde.
Ora, “l’esposizione alle radiazioni a radiofrequenza (RF) dai dispositivi wireless alle grandi installazioni radar e alle apparecchiature mediche può causare aumenti di temperatura corporea. Tuttavia, gli impulsi brevi possono portare a importanti oscillazioni di temperatura, che possono essere ulteriormente esacerbate ad alte frequenze (> 10 GHz, fondamentali per il 5G), dove la profondità di penetrazione superficiale porta ad un riscaldamento superficiale intenso e ad un rapido aumento della temperatura”.
“I risultati”, spiegano i due, “mostrano anche che il rapporto picco-media di 1.000 tollerato sulle linee guida redatte dalla Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni non ionizzanti (ICNIRP) può portare a danni permanenti ai tessuti anche dopo esposizioni brevi, evidenziando l’importanza di rivedere le linee guida sull’esposizione esistenti”. Esattamente l’opposto di quel che si sta facendo in Italia, dove – al contrario – si vogliono rendere i limiti 100 volte più tolleranti come densità di potenza.
Effetti inattesi negli studi su insetti, microbi, topi, uomini
Con il 5G, la gamma di frequenze utilizzate per i sistemi di telecomunicazione wireless aumenterà nel prossimo futuro da meno di 6 GHz (2G, 3G, 4G e Wi-Fi) a frequenze fino a 120 GHz, queste ultime caratterizzate – appunto – da onde millimetriche. Un recente lavoro (Thielens A. et al., 2018) è il primo a riportare la potenza elettromagnetica assorbita in quattro diversi tipi di insetti in funzione della frequenza, per le frequenze che vanno da 2 GHz a 120 GHz, e quanto scoperto è preoccupante.
Infatti, tutti gli insetti esaminati (api, scarafaggi, locuste), hanno mostrato una dipendenza dalla frequenza della potenza assorbita. Ma, soprattutto, tutti gli insetti hanno mostrato un aumento generale della potenza assorbita oltre i 6 GHz rispetto alla potenza a radiofrequenza assorbita alle frequenze inferiori a 6 GHz. Le simulazioni svolte hanno mostrato che uno spostamento del 10% della densità di potenza incidente a frequenze superiori a 6 GHz porterebbe ad un aumento della potenza assorbita tra il 3-370%.
La dipendenza dalla frequenza dell’assorbimento dei campi elettromagnetici nelle api: a frequenze di 12-24 GHz penetrano più profondamente nell’insetto. Anche la potenza assorbita aumenta con la frequenza, come mostrato nella figura qui sotto per i 4 tipi di insetti esaminati. (fonte: Thielens et al., 2018)
Come se non bastasse, non soltanto le persone, la pelle umana e le singole strutture cellulari del nostro corpo (membrane, DNA, etc.) e gli insetti sono colpiti con effetti preoccupanti dalle onde millimetriche. Infatti, nel 2016 è stato pubblicato un interessante articolo di rassegna della ricerca sugli effetti delle onde millimetriche sui batteri (Soghomonyan et al., 2016), che purtroppo è poco noto al grande pubblico mentre gli interrogativi che solleva sui rischi cui andremo incontro con il 5G sono notevoli.
Gli autori hanno riassunto i loro risultati come segue: “I batteri e altre cellule potrebbero comunicare tra loro mediante il campo elettromagnetico in un intervallo sub-frequenze estremamente alte. Le onde millimetriche hanno colpito l’Escherichia coli e molti altri batteri, principalmente deprimendo la loro crescita e cambiando proprietà e attività. Questi effetti erano non termici e dipendevano da diversi fattori”. Ma gli autori si spingono oltre e chiariscono alcuni aspetti importanti.
Essi scrivono: “Gli obiettivi cellulari significativi per gli effetti delle onde millimetriche potrebbero essere l’acqua, la membrana del plasma cellulare, e il genoma (cioè il DNA). Le conseguenze dell’interazione delle onde millimetriche con i batteri sono cambiamenti nella loro sensibilità a diversi prodotti chimici biologicamente attivi, compresi gli antibiotici. Questi effetti sono importanti per la comprensione di come tali radiazioni cambiano le vie metaboliche e l’impatto sui batteri nell’ambiente.
In pratica, le onde millimetriche potrebbero portare alla resistenza agli antibiotici nei batteri: “Cambiare la sensibilità dei batteri agli antibiotici mediante l’irradiazione con onde millimetriche può essere importante per la comprensione della resistenza agli antibiotici nell’ambiente. A questo proposito, è interessante che i batteri che sono sopravvissuti vicino alle stazioni di telecomunicazioni come il Bacillus e Clostridium spp., sono stato scoperti essere multi-resistenti agli antibiotici (Adebayo et al., 2014)”.
Le onde millimetriche modificano il Dna dei batteri e le conseguenti mutazioni potrebbero portare alla loro multi-resistenza agli antibiotici, con gravi conseguenze per l’uomo.
In breve, la ricerca peer-reviewed dimostra che un’esposizione a breve termine a bassa intensità alla radiazione ad onde millimetriche non colpisce solo le cellule umane, ma potrebbe causare la crescita di batteri multi-farmaco resistenti pericolosi per gli esseri umani. Da poco, come abbiamo visto, sono state condotte le prime ricerche sulle conseguenze per la salute derivanti dall’esposizione a lungo termine alle onde millimetriche, per capire che impatti può avere sull’uomo l’implementazione diffusa di reti wireless 5G se non verrà fermata.
Gli scienziati russi hanno condotto, invece, molte delle prime ricerche sugli effetti a breve termine dell’esposizione alla radiazione millimetrica. La U.S.Central Intelligence Agency, meglio nota come CIA, ha raccolto e tradotto la ricerca pubblicata dai sovietici ma non l’ha declassificata fino a decenni più tardi. Nel 1977, N.P. Zalyubovskaya ha pubblicato uno studio, “Effetti biologici delle onde millimetriche”, su una rivista in lingua russa, “Vracheboyne Delo”. La CIA ha declassificato questo documento nel 2012.
Lo studio russo ha esaminato gli effetti dell’esposizione dei topi alla radiazione millimetrica (37-60 GHz, 1 mW/cm2) per 15 minuti al giorno per 60 giorni. I risultati sugli animali sono stati confrontati con un campione di persone che lavorano con generatori di onde millimetriche. “Gli studi morfologici, funzionali e biochimici condotti sugli esseri umani e sugli animali hanno rivelato che le onde millimetriche causano in poco tempo cambiamenti nel corpo che si manifestano in numerosi modi”. Vediamoli.
Si tratta di “alterazioni strutturali della pelle e degli organi interni, cambiamenti qualitativi e quantitativi nel sangue e nella composizione del midollo osseo, nonché cambiamenti nell’attività riflessa condizionata, nella respirazione dei tessuti, nell’attività degli enzimi che partecipano al processo di respirazione dei tessuti e al metabolismo dei nuclei cellulari. Il grado di effetti sfavorevoli delle onde millimetriche dipende dalla durata dell’esposizione e dalle caratteristiche individuali dell’organismo esposto”.
La prima pagina del documento di ricerca russo citato nel testo. Qui sotto due estratti importanti dell’articolo in questione.
E continua: “Le investigazioni condotte hanno mostrato che l’irradiazione di animali con onde millimetriche causava cambiamenti dei processi della fosforilazione ossidativa nel fegato, nei reni, nel cuore e nel cervello. L’irradiazione inibiva il tasso di consumo di ossigeno da parte dei mitocondri di quegli organi in stato di fosforilazione attiva e rallentavano il tasso di respirazione dopo l’esaurimento dell’ATP. Nel fegato e nei reni degli animali irradiati l’intensità della fosforilazione è calata del 62%”.
“Le investigazioni condotte sperimentalmente”, aggiungono infine gli scienziati russi, “sono state confrontate con l’osservazione, tramite analisi biochimiche, dello stato di salute di 97 persone che lavorano con generatori nella regione delle onde millimetriche. I dati raccolti confermano l’esistenza dell’influenza di tali radioonde sullo stato dei processi metabolici nell’organismo, in particolare sono stati rilevati cambiamenti degli indicatori del metabolismo delle proteine e dei carboidrati, nonché alterazioni degli indicatori della reattività immuno-biologica e del sistema sanguigno”.
“In ogni caso”, osserva ancora il biochimico Martin Pall, “già solo gli effetti di superficie del 5G avranno un impatto ecologicamente catastrofico sugli organismi viventi con rapporti più elevati tra superficie e volume. In particolare, prevedo che molti organismi saranno ancora più colpiti di noi. Essi includono insetti e altri artropodi, uccelli e piccoli mammiferi e anfibi; ma anche piante e persino alberi di grandi dimensioni, perché gli alberi hanno foglie e organi riproduttivi che sono altamente esposti”.
Breve rassegna della ricerca sulle onde millimetriche
Di seguito sono riportati gli abstract – ovvero i riassunti – tradotti di alcuni articoli scientifici di rassegna sugli effetti dell’esposizione alle onde millimetriche, compresi studi sull’argomento pubblicati di recente.
Il ciclo della letteratura scientifica, per chi non lo conoscesse. Qui di seguito illustriamo alcuni articoli della letteratura scientifica primaria sull’argomento.
Gli articoli scientifici sono riportati in ordine temporale, dai più recenti ai più vecchi:
Neufel E., Kuster N., “Systematic Derivation of Safety Limits for Time-Varying 5G Radiofrequency Exposure Based on Analytical Models and Thermal Dose”, Health Physics, 2018.
I dispositivi wireless a banda larga estrema che operano al di sopra dei 10 GHz possono trasmettere dati in raffiche che vanno da pochi millisecondi a secondi. Anche se i valori di densità di potenza media per il tempo e l’area rimangono entro i limiti di sicurezza accettabili per l’esposizione continua, queste “esplosioni” possono portare a brevi picchi di temperatura nella pelle delle persone esposte. In questo documento, un nuovo approccio analitico al riscaldamento a impulsi viene sviluppato e applicato per valutare il rapporto di temperatura picco-medio in funzione della frazione di impulso α (rispetto al tempo medio [INCREMENTO] T; corrisponde all’inverso del rapporto picco-medio). Ciò è stato analizzato per due diverse costanti di tempo termiche relative alla perfusione (τ1 = 100 s e 500 s) corrispondenti alle esposizioni a onda piana e localizzate. Per consentire temperature di picco che superano notevolmente l’aumento di 1 K, viene usato il modello di danno tissutale CEM43, con una soglia di danno basata su dati sperimentali per la pelle umana di 600 min, in modo da consentire oscillazioni di temperatura di grandi dimensioni che rimangono al di sotto del livello a cui il danno del tessuto si verifica. Per rimanere coerenti con le attuali linee guida sulla sicurezza, sono stati applicati i fattori di sicurezza di 10 per l’esposizione professionale e 50 per il pubblico generale. Le assunzioni e le limitazioni del modello (ad es. modelli di danno termico e tissutale impiegati, pelle omogenea, considerazione dell’esposizione localizzata con una costante di tempo modificata) sono discusse in dettaglio. I risultati dimostrano che il tempo massimo medio, basato sull’assunzione di una costante di tempo termica di 100 s, è di 240 s se l’aumento massimo della temperatura locale per l’esposizione ad onda continua è limitato a 1 K e α ≥ 0,1. Per un rapporto picco / medio molto basso di 100 (α ≥ 0,01), diminuisce fino a soli 30 s. I risultati mostrano anche che il rapporto picco-medio di 1.000 tollerato dalle linee guida del Consiglio internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti (ICNIRP) può portare a danni permanenti ai tessuti anche dopo esposizioni brevi, evidenziando l’importanza di rivedere le linee guida sull’esposizione esistenti.
Betzalel N., Ben Ishai P, Feldman Y., “The human skin as a sub-THz receiver – Does 5G pose a danger to it or not?”, Environ Res., 2018.
Nell’interazione delle radiazioni a microonde e degli esseri umani, la pelle è tradizionalmente considerata solo uno strato di spugna assorbente riempito di acqua. Nei lavori precedenti, abbiamo dimostrato che questa visione è difettosa quando abbiamo dimostrato che la porzione a spirale del dotto sudoriparo nello strato superiore della pelle è considerata un’antenna elicoidale nella banda sub-THz. Sperimentalmente abbiamo dimostrato che la riflettanza della pelle umana nella regione sub-THz dipende dall’intensità del sudore, cioè dalla conduttività del condotto sudorale, e si correla con i livelli di stress umano (fisico, mentale ed emotivo). In seguito, abbiamo rilevato il dicroismo circolare nella riflettanza dalla pelle, una firma della modalità assiale di un’antenna elicoidale. Le ramificazioni complete di ciò che questi risultati rappresentano nel caso umano non sono ancora chiari. Abbiamo anche rivelato la correlazione dei parametri dell’elettrocardiografia (ECG) al coefficiente di riflessione sub-THz della pelle umana. In un lavoro recente, abbiamo sviluppato uno strumento unico di simulazione della pelle umana, prendendo in considerazione la struttura multistrato della pelle insieme al segmento elicoidale del condotto sudoriparo incorporato in esso. La presenza del condotto sudoriparo ha portato ad un alto tasso di assorbimento specifico (SAR) della pelle nella banda ad altissima frequenza. In questo documento, riassumiamo le prove fisiche di questo fenomeno e consideriamo le sue implicazioni per lo sfruttamento futuro dello spettro elettromagnetico mediante la comunicazione wireless. A partire da luglio 2016, la Federal Communications Commission (FCC) degli Stati Uniti ha adottato nuove regole per le operazioni wireless a banda larga superiori a 24 GHz (5G). Si prevede che questa tendenza di sfruttamento si espanderà a frequenze più alte nella regione sub-THz. Bisogna considerare le implicazioni dell’immersione umana nel rumore elettromagnetico, causata da dispositivi che lavorano alle stesse frequenze di quelli a cui il condotto sudoriparo (come un’antenna elicoidale) è maggiormente sintonizzato. Stiamo innalzando una bandiera di avvertimento contro l’uso illimitato di tecnologie sub-THz per la comunicazione, prima che vengano esplorate le possibili conseguenze per la salute pubblica.
Thielens A. et al., “Exposure of Insects to Radio-Frequency Electromagnetic Fields from 2 to 120 GHz”, Scientific Reports, 2018.
Gli insetti sono continuamente esposti a campi elettromagnetici a radiofrequenza (RF) a frequenze diverse. La gamma di frequenze utilizzate per i sistemi di telecomunicazione wireless aumenterà nel prossimo futuro da meno di 6 GHz (2 G, 3 G, 4 G e Wi-Fi) a frequenze fino a 120 GHz (5 G). Questo documento è il primo a riportare la potenza elettromagnetica RF assorbita in quattro diversi tipi di insetti in funzione della frequenza da 2 GHz a 120 GHz. Una serie di modelli di insetti è stata ottenuta utilizzando nuove immagini Micro-CT (tomografia computerizzata). Questi modelli sono stati utilizzati per la prima volta in simulazioni elettromagnetiche alle differenze finite nel dominio del tempo. Tutti gli insetti hanno mostrato una dipendenza dalla frequenza della potenza assorbita. Tutti gli insetti hanno mostrato un aumento generale della potenza RF assorbita oltre i 6 GHz rispetto alla potenza RF assorbita inferiore a 6 GHz. Le nostre simulazioni hanno mostrato che uno spostamento del 10% della densità di potenza incidente a frequenze superiori a 6 GHz porterebbe ad un aumento della potenza assorbita tra il 3-370%.
Hovnanyan K., “The distinguishing effects of low-intensity electromagnetic radiation of different extremely high frequencies on Enterococcus hirae: growth rate inhibition and scanning electron microscopy analysis”, Lett. Appl. Microbiol., 2017.
Un campo elettromagnetico di bassa intensità ad altissima frequenza ha effetti inibitori e stimolatori sui batteri, incluso l’Enterococcus hirae. È stato dimostrato che il campo elettromagnetico a bassa intensità (densità di potenza incidente di 0,06 mW/cm2) alle frequenze di 51,8 GHz e 53 GHz ha inibito il tasso di crescita batterica dell’E. hirae ATCC 9790; un effetto più forte è stato osservato a 53 GHz, indipendentemente dalla durata dell’esposizione (0,5 ore, 1 ora o 2 ore). È stata fatta un’analisi con microscopia elettronica a scansione di questi effetti; le cellule erano di forma sferica. Il campo elettromagnetico a 53 GHz, ma non a 51,8 GHz, ha cambiato la dimensione della cella: il diametro è stato ingrandito di 1,3 volte a 53 GHz. Questi risultati suggeriscono la differenza nei meccanismi di azione sui batteri per i campi elettromagnetici a 51,8 GHz e 53 GHz. I risultati sono nuovi, mostrando gli effetti distintivi del campo elettromagnetico a bassa intensità di diverse frequenze. Potrebbero essere applicati nel trattamento di alimenti e prodotti diversi in medicina e veterinaria, dove l’E. hirae svolge un ruolo importante.
Soghomonyan D., Trchounian K., Trchounian A., “Millimeter waves or extremely high frequency electromagnetic fields in the environment: what are their effects on bacteria?”, Appl. Microbiol. Biotechnol., 2016.
Le onde millimetriche (MMW) o campi elettromagnetici di frequenze estremamente elevate a bassa intensità sono un nuovo fattore ambientale, il cui livello è aumentato con l’avanzamento tecnologico. È interessante che i batteri e le altre cellule potrebbero comunicare tra loro tramite campi elettromagnetici a frequenze nell’intervallo sub-estremamente alto. Queste MMW hanno colpito l’Escherichia coli e molti altri batteri, deprimendo principalmente la loro crescita e cambiando proprietà e attività. Questi effetti erano non termici e dipendevano da diversi fattori. Obiettivi cellulari significativi per gli effetti MMW potrebbero essere l’acqua, la membrana plasmatica cellulare e il genoma. Viene suggerito un modello per l’interazione MMW con i batteri; viene proposto un ruolo del protone associato alla membrana FOF1-ATPasi, enzima chiave di rilevanza bioenergetica. Le conseguenze dell’interazione MMW con i batteri sono i cambiamenti nella loro sensibilità a diversi prodotti chimici biologicamente attivi, inclusi gli antibiotici. Nuovi dati sugli effetti MMW su batteri e sulla loro la sensibilità a diversi antibiotici vengono presentati e discussi; l’azione combinata di MMW e antibiotici è risultata avere effetti più forti. Questi effetti sono importanti per capire i mutamenti delle vie metaboliche e distinguere il ruolo dei batteri nell’ambiente; potrebbero infatti portare a resistenza agli antibiotici nei batteri. Gli effetti potrebbero avere applicazioni nel sviluppo di tecniche, pratiche terapeutiche e tecnologie di protezione alimentare.
Romanenko S., “Effects of millimeter wave irradiation and equivalent thermal heating on the activity of individual neurons in the leech ganglion”, J. Neurophysiol., 2014.
Molti degli odierni dispositivi di emissione di radiofrequenza nelle applicazioni di telecomunicazione, telemedicina, sicurezza dei trasporti e sicurezza / militare utilizzano la banda millimetrica (MMW, 30-300 GHz). Per valutare la sicurezza biologica e le possibili applicazioni di questa banda a radiofrequenza per neuroscienze e neurologia, abbiamo studiato gli effetti fisiologici dell’irradiazione elettromagnetica a 60 GHz a bassa intensità su singoli neuroni nei gangli del midollo delle sanguisughe. Abbiamo applicato densità di potenza incidente di 1, 2 e 4 mW/cm2 all’intero ganglio per un periodo di 1 minuto, registrando il potenziale d’azione con un’impostazione elettrofisiologica a elettrodi affilati standard. Per confronto, il limite di esposizione sicuro riconosciuto negli Stati Uniti è 1 mW /cm2 per 6 min. Durante l’esposizione alle MMW e il riscaldamento graduale del bagno a una velocità di 0,04 °C/s (2,4 °C /min), i neuroni gangliari hanno mostrato un’iperpolarizzazione dose-dipendente simile della membrana plasmatica e una diminuzione dell’ampiezza del potenziale d’azione. Tuttavia, il restringimento dell’ampiezza del potenziale d’azione durante l’irradiazione MMW a 4 mW/cm2 è stato 5 volte più pronunciato rispetto a quello durante il riscaldamento del bagno equivalente di 0,6 °C . Una differenza ancora più drammatica negli effetti dell’irradiazione MMW e del riscaldamento del bagno è stata rilevata nel tasso di innesco, che è stato soppresso a tutte le densità di potenza MMW applicate e aumentato in modo dose-dipendente durante il riscaldamento graduale del bagno. Si ipotizza che il meccanismo dell’aumentato restringimento dei potenziali d’azione e dell’innesco soppresso mediante irraggiamento MMW, rispetto a quello del riscaldamento graduale del bagno, implichi un accoppiamento specifico di energia MMW con la membrana plasmatica neuronale.
Le Drean Y., Mahamoud Y.S., Le Page Y. et al., “State of knowledge on biological effects at 40–60 GHz”, Comptes Rendus Physique, 2013.
Le onde millimetriche corrispondono alla gamma di frequenze situate tra 30 e 300 GHz. Esistono molte applicazioni che stanno emergendo in questa banda, incluse le telecomunicazioni wireless, sistemi di imaging e di monitoraggio. Inoltre, alcune di queste frequenze sono usate a scopo terapeutico nell’Europa orientale, suggerendo che le interazioni con il corpo umano sono possibili. Questa rassegna si propone di riassumere l’attuale conoscenza delle interazioni tra onde millimetriche e materia vivente. Vengono presentati parecchi esempi rappresentativi tratti dalla letteratura scientifica. Poi, vengono discussi possibili meccanismi di interazioni tra onde millimetriche e sistemi biologici.
Torgomyan H., Trchounian A., “Bactericidal effects of low-intensity extremely high frequency electromagnetic field: an overview with phenomenon, mechanisms, targets and consequences”, Crit. Rev. Microbiol., 2013.
I campi elettromagnetici (EMF) a bassa intensità a frequenze estremamente alte sono un fattore ambientale molto diffuso. Questo tipo di campo è utilizzato nei sistemi di telecomunicazione, in pratiche terapeutiche e nella protezione alimentare. In particolare, in medicina e dalle industrie alimentari i campi elettromagnetici vengono usati per i loro effetti battericidi. Gli obiettivi significativi dei meccanismi cellulari per effetti di campi elettromagnetici a frequenze di risonanza nei batteri potrebbero essere acqua (H2O), membrana cellulare e genoma. I cambiamenti nella struttura e nelle proprietà degli aggregati di H2O potrebbero portare a un aumento dell’attività chimica o ad idratazione di proteine e di altre strutture cellulari. Questi effetti sono probabilmente specifici ed a lungo termine. Inoltre, vengono allterate anche la membrana cellulare con le caratteristiche della sue superficie, il trasporto di sostanze e i processi di conversione dell’energia. Quindi, il genoma è interessato perché sono stati rivelati cambiamenti conformazionali nel DNA e nella transizione dei profagi batterici dallo stato lisogenico a quello litico. Le conseguenze per l’interazione dei campi elettromagnetici con i batteri sono cambiamenti nella loro sensibilità alle diverse sostanze chimiche, inclusi gli antibiotici. Questi effetti sono importanti per capire il ruolo distintivo dei batteri nell’ambiente, portando a mutamenti nelle vie metaboliche nei batteri e nella loro resistenza agli antibiotici. Il campo elettromagnetico può anche influenzare le interazioni cellula-cellula nelle popolazioni batteriche, poiché i batteri potrebbero interagire tra loro con campi elettromagnetici nella gamma sub-frequenze estremamente alte.
Ramundo-Orlando A., “Effects of millimeter waves radiation on cell membrane – A brief review”, Journal of Infrared, Millimeter, and Terahertz Waves, 2010.
Le onde millimetriche (MMW) dello spettro elettromagnetico, che si estende da 30 a 300 GHz in termini di frequenza (corrispondente a lunghezze d’onda da 10 mm a 1 mm), sono usate ufficialmente in medicina complementare non invasiva in molti Paesi dell’Europa orientale contro una varietà di malattie come l’ulcera duodenale gastrica, disturbi cardiovascolari, traumatismi e tumori. D’altro canto, oltre alle applicazioni tecnologiche nel traffico e nei sistemi militari, nel prossimo futuro le onde millimetriche troveranno anche applicazioni ad alta risoluzione e ad alta velocità nella tecnologia di comunicazione wireless. Ciò ha portato a ristabilire l’interesse nella ricerca sugli effetti biologici indotti da MMW. In questa rassegna l’enfasi è stata data agli effetti indotti da MMW sulle membrane cellulari, che sono considerate i maggiori obiettivi per l’interazione tra MMW e sistemi biologici.
Belyaev I.Y. et al., “Nonthermal effects of extremely high-frequency microwaves on chromatin conformation in cells in vitro – Dependence on physical, physiological, and genetic factors”, IEEE Transactions on Microwave Theory and Techniques, 2000.
Vi è un numero considerevole di studi che mostrano effetti biologici delle microonde ad altissima frequenza, cioè delle onde millimetriche (MMW) a intensità non termiche, ma una scarsa riproducibilità è stata riportata nei pochi studi di replicazione. Una possibile spiegazione potrebbe essere la dipendenza degli effetti delle onde millimetriche da alcuni parametri, che non erano controllati nelle repliche. Gli autori hanno studiato gli effetti delle onde millimetriche sulla conformazione della cromatina nelle cellulle di Escherichia coli (E. coli) e nei timociti di ratto. È stata osservata una forte dipendenza degli effetti delle onde millimetriche dalla frequenza e dalla polarizzazione a densità di energia non termiche. Molti altri fattori sono risultati importanti, come il genotipo di un ceppo in studio, lo stadio di crescita delle colture batteriche e il tempo tra l’esposizione alle microonde e la registrazione dell’effetto. Gli effetti delle onde millimetriche dipendevano dalla densità cellulare durante l’esposizione. Questa scoperta suggeriva un’interazione delle microonde con la comunicazione cellula-cellula. Tale dipendenza da diverse variabili genetiche, fisiologiche e fisiche potrebbero essere una ragione per cui, in alcuni studi, gli autori non sono riusciti a riprodurre i dati originali di altri.
Ryan K.L. et al., “Radio frequency radiation of millimeter wave length: potential occupational safety issues relating to surface heating”, Health Phys., 2000.
Attualmente, è in fase di sviluppo la tecnologia che utilizza la gamma millimetrica (MMW), pari a 30-300 GHz, della regione di radiofrequenza dello spettro elettromagnetico. Via via che sempre più sistemi sono introdotti sul mercato e utilizzati nelle applicazioni di tutti i giorni aumenta la possibilità di esposizione involontaria del personale alle onde millimetriche. Ad oggi, non è stata pubblicata alcuna discussione riguardante gli effetti sulla salute delle onde millimetriche; questa rassegna tenta di colmare quel vuoto. A causa della profondità ridotta di penetrazione, l’energia e, quindi, il calore associato con le MMW sarà depositato entro i primi 1-2 mm di pelle umana. Le onde millimetriche sono state utilizzate negli stati dell’ex Unione Sovietica per fornire un beneficio terapeutico in un certo numero di diversi stati patologici, tra cui disturbi della pelle, ulcere gastriche, malattie cardiache e cancro. Viceversa, esiste la possibilità che pericoli possano essere associati con sovraesposizione accidentale alle onde millimetriche. Questa rassegna tenta di analizzare criticamente la probabilità di tali effetti acuti come il danno da ustioni e quello oculare, così come potenziali effetti a lungo termine, incluso il cancro.
Pakhomov A.G. et al., “Current state and implications of research on biological effects of millimeter waves: a review of the literature”, Bioelectromagnetics, 1998.
Negli ultimi anni, la ricerca sugli effetti biologici e sanitari delle onde millimetriche (MMW) si è espansa notevolmente. Questo documento analizza le tendenze generali nell’area e passa in rassegna brevemente le pubblicazioni più significative, procedendo da sistemi cellulari, dosimetria e problemi di spettroscopia attraverso cellule coltivate e organi isolati ad animali e esseri umani. Gli studi esaminati dimostrano gli effetti delle onde millimetriche a bassa intensità (10 mW/cm2 e inferiore) sulla crescita e proliferazione cellulare, sull’attività degli enzimi, sullo stato dell’apparato genetico delle cellule, sulla funzione delle membrane eccitabili, sui recettori periferici e su altri sistemi biologici. Negli animali e nell’uomo, l’esposizione locale alle onde millimetriche ha stimolato la riparazione e la rigenerazione dei tessuti, ha alleviato le reazioni di stress e ha facilitato il recupero in un’ampia gamma di malattie (terapia MMW). Molti effetti riportati di tali onde non potevano essere facilmente spiegati da variazioni di temperatura durante l’irradiazione. Il documento delinea alcuni problemi e incertezze nell’area di ricerca MMW, identifica i compiti per gli studi futuri e discute le possibili implicazioni per lo sviluppo di criteri e linee guida sulla sicurezza dell’esposizione.
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