5G, Cellulari, Wi-Fi: esperimenti veloci sui danni

Con il numero sempre crescente di fonti artificiali di campi elettromagnetici, è necessario studiare i loro effetti sugli organismi viventi. L’oggetto più comune di tali studi è principalmente l’essere umano esposto alle radiazioni e.m. presenti nell’ambiente, a casa e sul posto di lavoro. Si studiano anche i cambiamenti nel comportamento di animali e piante causati dalla radiazione e.m. ad alta frequenza. Le piante, infatti, sono assai sensibili perché possono percepire molte stimolazioni dall’ambiente.

In particolare, gli esperimenti sugli effetti dei campi elettromagnetici si possono fare a livello di cellule (in vitro) oppure di interi organismi (in vivo), ed a livello più qualitativo (utile per scopi didattici, specie quando gli effetti sono evidenziati da morìa evidente o da cambiamenti di colore) oppure più quantitativo (come richiesto dagli studi scientifici veri e propri). Nel presente articolo illustreremo un noto esempio di esperimento più qualitativo e altri esempi più quantitativi effettuabili in tempi rapidi su piante vive, su colture cellulari e su moscerini, che sono semplici sistemi modello per tali indagini.

Schema riassuntivo dei vari tipi di esperimenti accennati nel presente articolo per valutare gli effetti biologici dei campi elettromagnetici prodotti da comune sorgenti di uso quotidiano.

Sistemi modello per esperimenti didattici o scientifici

Gli studi sugli effetti biologici dei campi elettromagnetici sono stati svolti, durante gli ultimi decenni, investigando su una varietà di effetti biologici, negli esseri umani con studi clinici e, parallelamente, su altri tipi di materia vivente con un lavoro sperimentale di laboratorio soprattutto con topolini, moscerini e colture cellulari. La ricerca principale in questo settore è associata principalmente ai telefoni cellulari: le altre comuni sorgenti di campi e.m. a radiofrequenza (RF) sono state piuttosto trascurate, con l’eccezione del Wi-Fi e degli studi epidemiologici o parzialmente clinici sui telefoni cordless DECT.

Ad oggi, sono stati pubblicati già molti studi che usano telefoni cellulari in commercio per valutare gli effetti a breve termine dell’esposizione ad essi, durante una connessione voce (in modalità “parla”, “ascolta” o “chiamata”), su una varietà di animali (uomo compreso) / campioni biologici, tra cui: moscerini, formiche, uova di gallina, quaglie, sperma umano in vitro, volontari umani in vivo, topi o ratti o porcellini d’India o conigli in vivo, cellule di topo in vitro, api, protozoi e proteine ​​purificate in vitro.

Cellulari e router Wi-Fi sono due comuni sorgenti i cui effetti biologici sono testabili con semplici esperimenti (tipicamente comparativi) della durata di pochi giorni.

La quasi totalità (95,8%) di tali studi condotti su telefoni cellulari (quasi sempre reali: sull’importanza di usare dispositivi reali e non sorgenti simulate si veda il nostro articolo L’importanza di studi sui campi elettromagnetici con sorgenti reali) hanno registrato effetti biologici o clinici avversi significativi. Nel 2013, Lukas Margaritis e colleghi hanno prodotto un eccellente articolo di ricerca che mostra importanti effetti negativi di una serie di dispositivi a radiofrequenza di uso quotidiano sulla fertilità dei moscerini della frutta (v. il riassunto nel ns. articolo Danni comparati di sorgenti comuni di campi RF).

Dunque, per conoscere gli effetti comparati di vari tipi di sorgenti EMF comuni usate dalle persone (ad es. telefonini, router Wi-Fi, baby monitor, etc.), e per ripeterli rapidamente con telefoni cellulari di ultima generazione per un opportuno confronto, occorre usare degli approcci sperimentali molto più “rapidi” (una ricerca in questo settore così cruciale non può durare 5-10 anni) e possibilmente tali ricerche devono essere poco costose. D’altra parte, gli effetti biologici delle onde elettromagnetiche possono, in generale, essere studiati a vari livelli: (1) biomolecole, (2) cellule, (3) organi e (4) interi organismi.

Gli studi sui ratti – che analizzano gli effetti su organi e interi organismi, come ad es. quelli decennali effettuati in Italia dall’Istituto Ramazzini e negli USA dal National Toxicology – non si prestano allo scopo, per quanto i ratti siano molto simili all’uomo, i cui antichi antenati erano piccoli roditori. Pertanto, o si effettuano gli studi su biomolecole e/o cellule – come ad es. ha fatto per anni il dott. Fiorenzo Marinelli nel suo laboratorio presso l’Istituto di Genetica Molecolare del CNR prima che gli tagliassero i fondi – oppure occorre usare organismi con un ciclo di vita molo più rapido, come ad es. gli insetti. Fra questi ultimi spicca, in particolare, la Drosophila melanogaster, il famoso “moscerino della frutta”.

I moscerini della frutta hanno un breve ciclo vitale, che ben si presta a esperimenti sugli effetti biologici delle radiazioni elettromagnetiche.

I moscerini (in particolare la Drosophila melanogaster, ma anche la D. virilis) sono assai adatti per essere usati come sistemi modello in studi sugli effetti di deboli campi e.m. artificiali prodotti da comuni sorgenti diffuse al giorno d’oggi: dai telefonini ai cordless DECT, dai radio-trasmettitori più vari, ai sistemi wireless (Wi-Fi, Bluetooth, Z-Wave, ZigBee, etc.). Questi sistemi biologici sono facili da usare, versatili e semplici, a condizione che la coltura sia fatta in condizioni di temperatura stabile con un’incubatrice e l’esposizione avvenga in stanze prive di sorgenti di campi e.m. di fondo (ELF o RF/MW).

Inoltre, per gli studi che coinvolgono moscerini, quando si contano le pupe sulle pareti delle provette di coltura, è necessario usare un microscopio stereoscopio dotato di illuminazione a fibre ottiche per ridurre al minimo lo shock termico durante la manipolazione e dissezione dei moscerini. Ultimo, ma non meno importante se si vogliono studiare gli effetti sul DNA delle ovaie, è un microscopio a fluorescenza di alta qualità, necessario per visualizzare i risultati finali dell’Arancio di acridina (un colorante fluorescente per la distinzione cromatica del DNA) e del test TUNEL (che misura la frammentazione del DNA).

Per mostrare e spiegare l’interazione dei campi elettromagnetici con le cellule si possono, in generale, impiegare numerosi sistemi modello oltre alla Drosophila, fra cui topi, ratti, nematodi (C. elegans), lucertole e umani (ad es. usando la pelle dei volontari). Essi possono essere sfruttati anche per analizzare in modo comparato gli effetti biologici di un telefonino quando utilizza la rete 5G piuttosto rispetto alla rete 4G, alla rete 3G e alla rete 2G: basta selezionare via software l’uso di una sola di tale reti. Ciò per poi tradurre questi dati in possibili rischi per la salute dell’uomo in condizioni di esposizione simili.

Esperimenti didattici con le piante

Nel 2017, cinque ragazze danesi hanno fatto un esperimento per un test di biologia così brillante che ha attirato l’attenzione internazionale tra i biologi professionisti e gli esperti di radiazioni. Tutto è iniziato perché avevano difficoltà a concentrarsi durante la giornata scolastica: “Penso che tutti noi abbiamo avuto difficoltà a concentrarci a scuola, se abbiamo dormito con il telefono vicino alla nostra testa, ed a volte anche avuto difficoltà a dormire”, spiega Lea Nielsen, una delle ragazze del gruppo.

Le 5 ragazze danesi autrici dell’esperimento.

Le ragazze danesi hanno così deciso di condurre un esperimento di 12 giorni per testare gli effetti delle radiazioni del Wi-Fi. In pratica, hanno preso 400 semi di crescione e li hanno messi in 12 vassoi. Quindi, hanno posizionato 6 vassoi in 2 stanze separate alla stessa temperatura. Hanno dato la stessa quantità di acqua e sole a tutti i vassoi per 12 giorni. Tuttavia, 6 dei vassoi sono stati collocati accanto a due router Wi-Fi, che trasmettono radiazioni alla frequenza di 2,4 GHz, di poco più alta di quella di un cellulare.

Dopo 12 giorni, il risultato è stato chiaro: i semi di crescione accanto al router non sono cresciuti e alcuni di essi sono persino mutati o morti. “È davvero terrificante che ci sia un effetto così grande, quindi siamo rimasti molto scioccati dal risultato. L’esperimento ha dimostrato qualcosa di veramente enorme su qualcosa che la maggior parte del mondo usa senza conoscere le conseguenze. Nessuna di noi dorme più con il cellulare vicino al letto: o viene messo lontano o in un’altra stanza”, ha affermato Lea.

Il crescione non esposto a radiazione (a sinistra) e quello esposto al Wi-Fi (a destra).

Olle Johansson – un rinomato professore dell’Istituto Karolinska di Stoccolma, nonché padre della elettrosensibilità, avendo scoperto per primo gli effetti dannosi dei videoterminali – è stato uno dei ricercatori più colpiti. Secondo lui, questo esperimento è geniale: “Le ragazze sono rimaste nell’ambito delle loro conoscenze, implementate abilmente e hanno sviluppato un esperimento assai elegante. La ricchezza di dettagli e accuratezza è esemplare, e la scelta del crescione molto intelligente”.

Nel 2017, il medesimo tipo di esperimento effettuato dalle ragazze danesi è stato eseguito anche da tre ricercatori professionisti, l’ingegner Pavol Liptai e collaboratori, del Politecnico di Kosice, in Slovacchia. Essi hanno studiato gli effetti delle radiazioni Wi-Fi sui sulla germinazione dei semi e sulla crescita del crescione da giardino. Un campione è stato esposto a radiazioni elettromagnetiche a lungo termine nelle vicinanze di un router Wi-Fi. Il secondo campione è stato esposto il meno possibile alla radiazione.

Le due ciotole uguali preparate per l’esperimento da Liptai et al. (2017).

“È stato dimostrato”, spiegano gli autori, “che l’esposizione a lungo termine delle radiazioni Wi-Fi nelle vicinanze del crescione causa cambiamenti nella crescita e nello sviluppo, nonché cambiamenti visibili di decolorazione e vitalità”. Il loro esperimento ha dimostrato gli effetti negativi delle radiazioni Wi-Fi sulle piante di orticoltura: il risultato è stato: (1) il rallentamento della crescita delle piante, (2) cambiamenti fisiologici e metabolici e mutazioni genetiche che possono portare alla morte delle piante.

Nel loro esperimento, hanno piantato dei semi di Lepidium Sativum (un tipo di crescione) in due ciotole identiche. In pratica, hanno riempito le ciotole con lo stesso contenuto di semi. Il primo campione (A) è stato posto in una stanza con un livello minimo della radiazione Wi-Fi. Il secondo campione (B), invece, è stato collocato in un’altra stanza, nelle immediate vicinanze di un router Wi-Fi (Modello: Huawei B260), avente una frequenza di trasmissione da 2,412 a 2,472 GHz.

Tutte le altre condizioni sperimentali erano le stesse. Entrambe le ciotole sono state posizionate sulle finestre alla stessa altezza e sullo stesso lato dell’edificio. Sono state assicurate le stesse condizioni di luce del giorno. Durante i 12 giorni seguenti entrambe le piante hanno ricevuto la stessa quantità di acqua misurata e somministrata ai medesimi orari alle due ciotole. Le ciotole preparate con i semi all’inizio dell’esperimento sono mostrate nella figura qui sopra. Il peso di entrambe le ciotole era di 115 g.

I cambiamenti durante la crescita del crescione non esposto a radiazioni (a sinistra) e di quello esposto al Wi-Fi (a destra).

Durante l’esperimento hanno pesato le ciotole su una bilancia digitale, nel primo, terzo, quinto, decimo e dodicesimo giorno. I cambiamenti nella crescita delle piante sono documentati nelle figure. Al quinto giorno dell’esperimento, le piante hanno mostrato piccole differenze di germinazione e crescita. Dopo il quinto giorno, una gran parte dei semi posizionati vicino al router Wi-Fi non ha germinato. Molti di questi semi erano morti e avevano un colore scuro, che era significativamente diverso dai semi nella seconda ciotola. I germogli germinanti vicino al router wireless erano più corti e più deboli.

Il decimo giorno dell’esperimento, le piante germinate vicino al router Wi-Fi hanno avuto problemi di crescita e la loro lunghezza non è cambiata. Inoltre, si è ridotta l’assunzione di acqua da parte di queste piante ed è stata riscontrata una significativa differenza di peso tra il primo e il secondo campione. Le differenze dei pesi misurati delle due ciotole durante l’esperimento sono mostrate qui sotto. Nel dodicesimo e ultimo giorno, il crescione da giardino non esposto alla radiazione elettromagnetica (campione A) era vitale e aveva un colore verde. Il campione B era appassito e la vegetazione era meno densa.

Differenza di peso fra il campione non esposto (A) e quello esposto (B) riscontrata, rispettivamente, dopo 1, 3, 5, 10 e 12 giorni. 

Come osservano i tre ricercatori, “le microonde dei dispositivi Wi-Fi sono caratterizzate da effetti termici. I campi elettromagnetici delle microonde, infatti, vengono assorbiti nei materiali contenenti acqua, producendo calore. Le piante più grandi assorbitrici delle radiazioni elettromagnetiche a microonde includono cactus e piante grasse in generale”. In generale, l’effetto delle radiazioni Wi-Fi sulle piante è influenzato da diversi fattori fondamentali:

  • Gli effetti termici del campo elettromagnetico dipendono direttamente dalla frequenza delle onde, il che significa che con una frequenza crescente aumenta l’effetto termico sugli organismi viventi.
  • La quantità totale di energia termica ricevuta dipende dal contenuto di acqua contenuto nelle fibre vegetali. Il contenuto d’acqua determina le proprietà elettriche.
  • La superficie delle fibre vegetali esposte alle radiazioni delle microonde.
  • L’intensità del campo elettrico.

Se la quantità di energia termica è superiore a quella che la pianta può assorbire, può verificarsi un sovraccarico termico degli organi della pianta e dell’intero organismo. L’influenza del campo elettromagnetico ad alta frequenza dovuta all’aumento della temperatura interna delle piante può causare cambiamenti fisiologici e metabolici che influenzano la loro crescita. Cambiamenti avversi nella parte verde del pianeta possono portare anche a cambiamenti dell’ecosistema.

Chi fosse interessato ad effettuare questo tipo di semplici esperimenti – che hanno un elevato valore didattico e che possono essere effettuati facilmente a casa o a scuola (dove il Wi-Fi viene inopinatamente ancora usato, nonostante gli studi che ne attestano le conseguenze sulla salute umana e la facile sostituibilità con un cablaggio tradizionale) – può trovare ulteriori informazioni nell’articolo divulgativo Esperimenti sugli effetti biologici del Wi-Fi, raggiungibile cliccando qui.

Esperimenti scientifici con le cellule

Chi desiderare svolgere esperimenti più “avanzati” sugli effetti biologici dei router Wi-Fi – ad esempio sulle cellule, l’unità fondamentale di ogni organo animale od organismo vivente – può ispirarsi al seguente esperimento effettuato dal dott. Fiorenzo Marinelli, un biologo che ha studiato per una vita gli effetti dei campi elettromagnetici nel suo laboratorio presso l’Istituto di Genetica Molecolare del CNR di Bologna, e che si può considerare il maggiore esperto italiano sull’argomento.

Marinelli raccontato spesso, nelle sue conferenze in giro per l’Italia, di una sperimentazione fatta qualche anno fa dal suo gruppo di ricerca in un paesino vicino Belluno, per determinare gli effetti nelle abitazioni di una vicina stazione radio base di telefonia mobile, cioè di una torre con le antenne per i cellulari. A tale scopo, hanno collocato in alcune case un’incubatrice tipo quelle usate in laboratorio per coltivare le cellule (non è difficile autocostruirsene una: vi sono vari articoli a riguardo su Internet).

Poi hanno messo nell’incubatrice delle cellule in coltura per vedere se la stessa radiazione che colpisce le persone (che in quel caso era, nelle case, di 0,9-2,1 V/m) può essere dannosa per le cellule in coltura. Come illustrato dalla figura seguente, le cellule in coltura coltivate in tali condizioni hanno mostrato delle alterazioni importanti, rivelate dal non aver cambiato colore perché con forte sofferenza vitale. Probabilmente, erano o quasi del tutto morte o comunque non funzionavano più.

L’incubatrice collocata nelle case dal gruppo di Marinelli ed esempio di cellule di controllo vs. cellule esposte alla radiazione nei loro esperimenti. (© F. Marinelli)

Infatti, sia le cellule di controllo che quelle esposte al campo elettromagnetico erano state additivate di un colorante biologico che viene metabolizzato. Quindi, quando le cellule sono vive e sane metabolizzano il colore e diventano scure, mentre se sono sofferenti o morte non metabolizzano il colorante e rimangono chiare, cioè gialline in questo caso. Analisi più approfondite di queste cellule esposte e malridotte hanno mostrato che si attivano dei geni della metilazione del DNA che alterano la regolazione genica.

Addirittura, si esprime di più un gene come la caspasi, che ci dice che la cellula sta morendo: infatti, è quello che la cellula attiva quando deve autoeliminarsi perché è troppo danneggiata. Dunque, le cellule esposte hanno mostrato danni alla riproduzione cellulare e alterazione di geni chiave. È quindi molto probabile che questo stesso tipo di danni accadano anche nelle persone esposte al medesimo campo. Per tale motivo, Marinelli raccomanda di non usare il telefonino se non come “radio di emergenza”.

Il gruppo di Marinelli ha successivamente effettuato degli studi, in una fattoria in provincia di Bologna, sugli effetti sulle cellule del Wi-Max (operante a 5,8 GHz), tecnologia che serve per trasmettere Internet nelle campagne per grandi distanze, per cui la densità di potenza è maggiore. L’antenna del Wi-Max era a 30 metri dalla stalla, dove alcune cellule sono state messe in coltura, perché i proprietari lamentavano anche una serie di malesseri degli animali, una minore produzione di latte, etc.

Anche in questo caso si è osservata una morìa delle cellule esposte, che non metabolizzano il colorante, mentre quelle di controllo lo metabolizzano bene. Risultati analoghi sono stati ottenuti esponendo le cellule al router Wi-Fi presente in una biblioteca. Per tale motivo, Marinelli raccomanda di non usare il Wi-Fi ma di cablare tutto. Anche se le indagini genetiche richiedono evidentemente conoscenze di biologia e attrezzature di laboratorio più avanzate, quelle sulle cellule sono alla portata di un dilettante.

Una delle ultime pubblicazioni del gruppo di Marinelli, relativa ad alterazioni della cinetica enzimatica a causa delle radiazioni emesse da un telefono cellulare GSM.

Infatti, dei bravi biologi dilettanti possono indagare la vitalità di colture cellulari esposte a radiazioni di sorgenti Wi-Fi o della telefonia mobile (2G/3G/4G/5G) semplicemente valutando l’attività proliferativa della popolazione cellulare mantenuta in coltura. In pratica, il mezzo più diretto per misurare la proliferazione cellulare – una misurazione del numero di cellule che si dividono attivamente – è contare il numero di cellule presenti, che si può fare in modo simile al caso dei batteri.

Un conteggio delle cellule è una misura diretta della proliferazione e della vitalità cellulare. Infatti, la vitalità cellulare – definita come il numero di cellule sane in un campione – determina la quantità di cellule (indipendentemente dalla fase attorno al ciclo cellulare) viventi o morte, dato un campione di “X” cellule totali. Le misurazioni del contenuto di DNA o dell’attività metabolica sono correlate, e possono offrire maggiori informazioni sulla condizione fisica e sullo stadio del ciclo cellulare.

Molti ricercatori accettano la valutazione dell’attività metabolica quale alternativa per misurare la proliferazione, come nei citati esperimenti di Marinelli. Mentre il cambiamento del numero di cellule è una misura assoluta della proliferazione cellulare, l’attività metabolica è più una misura della salute delle cellule. La combinazione di entrambi questi test (conteggio delle cellule e valutazione dell’attività metabolica) può fornire una visione più dettagliata dell’attività cellulare.

Un approccio classico per valutare l’attività metabolica in esperimenti cellulari in vitro – come quello di Marinelli – comporta l’uso di sali di tetrazolio che vengono scissi dalle cellule metabolicamente attive per formare sali di formazolo colorati, insolubili in acqua (MTT) o solubili in acqua (XTT, WST-1 e WST-8), che possono essere misurati per assorbanza. La quantità di colorante di formazan prodotta è direttamente proporzionale al numero di cellule metabolicamente attive.

Una busta di sali di tetrazolio (a sinistra) e la formazione di sali di formazolo di differente colore a seguito dell’attività metabolica cellulare (a destra).

Esperimenti scientifici con gli insetti

I campi elettromagnetici sono fattori esterni e causano stress nelle cellule. È stato rilevato che i campi elettromagnetici influenzano la fecondità della Drosophila melanogaster, il famoso moscerino della frutta. L’esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza per solo poche ore è in generale sufficiente a causare una riduzione statisticamente significativa della produzione di uova di Drosophila melanogaster. I ricercatori scelgono spesso tale insetto come animale sperimentale per esperimenti di biologia.

Ciò in quanto il moscerino della frutta è in generale un animale sperimentale molto ben studiato, con background genetico ben noto e molti vantaggi, compreso il suo breve ciclo di vita e il buon tempismo dei suoi stadi metamorfici e dei suoi processi di sviluppo, in condizioni costanti. Come fase della vita dell’insetto sensibile ai campi elettromagnetici, viene di solito scelta quella riproduttiva, misurando la cosiddetta “capacità riproduttiva”, definita semplicemente dal numero di pupe che, in pratica, corrispondono alla deposizione di altrettante uova da parte di questi insetti.

Gli effetti dei campi elettromagnetici sulla fecondità della Drosophila sono stati esaminati in molti studi. In uno studio pionieristico fatto per determinare gli effetti dei campi elettromagnetici o del riscaldamento convenzionale sulla riproduzione della Drosophila melanogaster, effettuato da Pay et al. (1978), l’applicazione a lungo termine di campi elettromagnetici a 2,45 GHz (la frequenza del Wi-Fi) ha ridotto la produzione di uova delle femmine di Drosophila rispetto al gruppo di controllo, mentre l’applicazione del calore al posto dei campi elettromagnetici ha avuto un effetto assai minore.

In un altro lavoro scientifico, Panagopoulos et al. (2004) hanno scoperto che l’applicazione di un campo elettromagnetico a radiofrequenza prodotto da un comune cellulare GSM a 900 MHz (operante quindi con la rete 2G), quando è modulato dalla voce umana (cioè nel corso di una normale telefonata) e avente un’intensità di 0,62 mW/cm2, diminuisce la capacità riproduttiva della Drosophila melanogaster del 50-60%, mentre il campo corrispondente non modulato (cioè prodotto dal telefonino quando non si sta parlando), di intensità pari a 0,037 mW/cm2, diminuisce la capacità riproduttiva del 15-20%.

Effetto del campo “modulato” (a sinistra)e “non modulato” (NM, a destra) sulla capacità riproduttiva della Drosophila. La colonna grigio scuro indica il gruppo di moscerini esposto nei due casi, mentre la colonna grigio chiara indica il gruppo di controllo. Si noti che la capacità riproduttiva dei moscerini è risultata molto più ridotta con l’emissione “modulata” (50-60%), rispetto all’emissione “non modulata” (15-20%).

Si noti che negli esperimenti di Panagopoulos et al. (2004) non è stato rilevato alcun aumento di temperatura, causato dal campo GSM, all’interno delle provette (nel cibo) usando un termometro con una precisione di 0,05 °C. Pertanto, l’effetto registrato non può essere attribuito a un aumento di temperatura causato dalla radiazione; dunque, esso è di origine non termica. Questa semplice esperienza, pertanto, dimostra che gli effetti non termici si verificano sulla materia vivente a soglie assai più basse dei limiti di legge, che sono stabiliti – in Italia, Europa e USA – sulla base dei soli effetti termici.

Quindi già da tempo era risultato chiaro che l’esposizione ai campi elettromagnetici influenza la deposizione di uova da parte del moscerino della frutta. Chi fosse interessato a conoscere più in dettaglio il lavoro dei ricercatori greci appena accennato, oppure il protocollo sperimentale di questo tipo di esperimenti per provare ad effettuarne di analoghi, può trovare numerose informazioni utili nell’articolo L’effetto dei campi elettromagnetici sui moscerini, o fare riferimento alla descrizione originale data dagli autori nel lavoro riportato nel libro del 2003 citato in bibliografia.

Nel 2013, Lukas Margaritis e colleghi hanno prodotto un nuovo eccellente articolo di ricerca che mostra importanti effetti negativi di una serie di dispositivi a radiofrequenza di uso quotidiano sulla fertilità dei moscerini della frutta. Si tratta di uno dei migliori esempi di un buon documento scientifico sugli effetti dei campi elettromagnetici RF sui processi vitali. È ben impostato e fornisce misurazioni dettagliate e di alta qualità delle intensità del segnale, delle frequenze e delle forme d’onda dei segnali RF usati.

La prima pagina del paper di Margaritis et al. (2013) illustrato nel testo.

Gli autori di questa ricerca hanno usato un telefonino GSM 900/1800 MHz (rete 2G), un telefono cordless DECT 1880-1900 MHz e anche la relativa base, una rete Wi-Fi a 2,44 GHz, un adattatore Bluetooth a bassa potenza a 2,44 GHz, un baby monitor a 27,15 MHz e una serie di altri dispositivi. E scrivono “Tutte le fonti di EMF hanno creato effetti statisticamente significativi sulla fecondità e l’induzione della morte cellulare-apoptosi anche a livelli di intensità molto bassi (0,3 V/m delle radiazioni Bluetooth), ben al di sotto delle linee guida dell’ICNIRP, suggerendo che il sistema di ovogenesi della Drosophila è adatto per essere usato come biomarker per esplorare la potenziale bioattività dei campi elettromagnetici”.

L’istogramma qui sotto, che è un estratto della loro figura 22, mostra la percentuale di riduzione della fecondità rispetto ad alcuni dei dispositivi comuni che hanno testato utilizzando due varietà di moscerino della frutta: la Drosophila melanogaster e la più grande Drosophila virilis. I risultati sono stati simili per le due specie di moscerino, e tutti statisticamente significativi con un livello di confidenza del 95% o migliore.

Effetto sulla fecondità dei moscerini a seguito dell’esposizione a una varietà di comuni sorgenti a radiofrequenza presenti nella nostra vita quotidiana. Si noti come telefoni cellulari e cordless DECT abbiano gli effetti nettamente più rilevanti.

Ma ciò che è veramente allarmante sono i sostanziali effetti negativi che livelli così bassi di esposizione a radiofrequenza a impulsi – 0,3 V/m sono infatti 1/20 dei limiti di legge italiani per permanenze superiori a 4 ore (6 V/m), e che ora vogliono portare a 61 V/m! – hanno sui livelli di fertilità dei moscerini. Gran parte della riduzione della fecondità era dovuta alla morte cellulare, cioè l’esposizione alle RF causava (direttamente o indirettamente) la morte degli ovuli in via di sviluppo.

È interessante notare che, per l’esposizione ai telefonini, i risultati relativi alla morte cellulare mostrano che una durata più lunga di un’esposizione (ad esempio 6 minuti al giorno vs. 12 minuti al giorno) aumenta notevolmente l’effetto avverso, mentre la stessa dose ripetuta per 3-7 giorni non sembra peggiorare l’impatto. Ciò è molto preoccupante, in quanto le esposizioni umane alle radiazioni a microonde pulsanti dalle stazioni radio base della telefonia mobile, dai telefonini, dai telefoni cordless DECT e dai router e altre sorgenti Wi-Fi sono oggigiorno, di solito, abbastanza continue.

La dipendenza della fecondità dei moscerini dalla frequenza GSM (i 900 MHz si rivelano meno bioattivi dei 1800 MHz) e dalla distanza dal telefonino (1 cm, 10 cm, 20 cm). Si noti come la durata dell’esposizione (6 minuti vs. 12 minuti) non influenzi granché la riduzione di fecondità (mentre influenza la morte cellulare per apoptosi, vedi figura qui sotto).

Gli autori scrivono “Sono state eseguite più di 240 repliche per adattarsi a ogni impostazione sperimentale con almeno sei diversi esperimenti. In quasi tutti gli esperimenti, l’esposizione dei moscerini appena nati a ciascuna fonte di campi elettromagnetici è stata breve (6, 12, 30, 60 min) ed è durata da 3 a 7 giorni a seconda del protocollo” (i dettagli del protocollo sono indicati nel documento). Si noti, quindi, che questa è un’esposizione a radiofrequenze (RF) di bassa intensità e per brevi periodi di tempo.

I ricercatori guidati da Margaritis hanno scoperto effetti biologici come risultato di tutte le forme di esposizione alle radiofrequenze. La differenza nei bio-effetti tra segnali pulsati e in onda continua (CW) può spiegare perché l’esposizione al Bluetooth con un valore medio di soli 0,3 V/m abbia all’incirca lo stesso effetto sulla morte cellulare (6,1%) dei 20 V/m del Generatore di segnale CW a 900 MHz (6,9%) o dei 13 V / m del Generatore FM a 92,8 MHz (6,5%), ma l’esposizione del cellulare con 22 V/m porta un valore di morte della cellula fino al 10-14% (v. la figura qui sotto tratta dall’articolo).

Correlazione fra l’aumento della morte cellulare (per apoptosi) e la diminuzione di fecondità dei moscerini. Si noti l’esistenza di una correlazione lineare evidenziata dalla linea retta (di best fit).

Pertanto, i ricercatori suggeriscono che l’ovogenesi della Drosophila possa essere utilizzata per esplorare i possibili effetti biologici di tutti i tipi di radiazione a radiofrequenza (RF), a qualsiasi livello di intensità e con qualsiasi modulazione. Ciò potrebbe essere sfruttato per analizzare in modo comparato gli effetti di un telefonino sulla Capacità Riproduttiva dei moscerini, quando utilizza la rete 5G piuttosto rispetto alla rete 4G, alla rete 3G e alla rete 2G. Basta selezionare l’uso di una sola delle relative reti.

 

Riferimenti bibliografici

  • 9th Graders in Denmark Expose Plants To Cellphone Radiation In Experiment, 2017, https://cassmd.com/9th-graders-denmark-expose-plants-cellphone-radiation-experiment/
  • Liptai P. et al.,“Effects of Wi-Fi radiation on Seed Germination and Plant-GHrowth Experiment”, Annals of Faculty Engineering Hunedoara, International Journal of Engineering, 2017, https://www.researchgate.net/publication/313726390_Effect_of_Wi-Fi_radiation_on_seed_germination_and_plant_growth_-_experiment.
  • Margaritis L.H. et al., “Drosophila oogenesis as a bio-marker responding to EMF sources”, Electromagnetic Biology and Medicine, 2013.
  • Panagopoulos D.J., Karabarbounis A., Margaritis L.H., “Effect of GSM 900-MHz Mobile Phone Radiation on the Reproductive Capacity of Drosophila melanogaster”, Electromagnetic Biology and Medicine, 23: 29-43, 2004.
  • Pay T.L., Andersen F.A., Jessup G.L., “A comparative study of microwave radiation and conventional heating on the reproductive capacity of Drosophila melanogaster”, Radiation Research, 76:271-282, 1978.
  • Panagopoulos et al., “Real versus Simulated Mobile Phone Exposures in Experimental Studies”, Biomedical Res. Int., 2015.
  • Panagopoulos et al., “Effects of Electromagnetic Fields on the Reproductive Capacity of Drosophila melanogaster”, in Chapter 5 of Biological Effects of Electromagnetic Fields, Springer, 2003.

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